21/11/2006
Studio della Confcommercio per avviare un'impresa: rapporto Italia-Londra
Studio della Confcommercio per avviare un’impresa: rapporto Italia-Londra
Si sa, fare impresa in Italia, è un vero e proprio percorso a ostacoli. Si calcola che nel nostro Paese, avviare un’azienda costa diciassette volte di più rispetto al Regno Unito. Come se non bastasse, è necessario, poi, espletare ben diciassette diversi passaggi presso gli uffici della Pubblica amministrazione, spendendo non meno di 284 giorni, al fine di ottenere permessi e autorizzazioni necessari per la costruzione di un immobile da destinare a uso magazzino. Un incubo che spesso scoraggia chi vuole fare impresa.
Ma è tutto. Avviata l’attività si arriva al risveglio dall’incubo, che non è certo meglio. Occorrono addirittura 40 passaggi legali-amministrativi e 1.210 giorni prima di ottenere una sentenza ingiuntiva atta a risolvere un eventuale contenzioso commerciale.
Per costituire una nuova azienda in forma societaria in Italia, infatti, è necessario espletare nove diversi adempimenti amministrativi e fiscali iniziali, con un impiego di tempo di almeno 13 giornate lavorative e un costo complessivo di circa 3.600 euro. Questo significa che un imprenditore italiano parte già svantaggiato rispetto ai suoi principali concorrenti stranieri: i costi di start-up sono pari a 17 volte quelli di un competitor inglese (207 euro richiesti nel Regno Unito) o pari a 11 volte la spesa necessaria in Francia (mediamente 301 euro). La spesa complessiva a carico del sistema produttivo per l’espletamento degli adempimenti amministrativi si può stimare in oltre 13,7 miliardi di euro nel 2005, pari a circa l’un per cento del Pil, con un costo medio per impresa di circa 11.600 euro. Le imprese del commercio, del terziario avanzato e degli altri servizi, in particolare, partecipano a tale ammontare complessivo con una quota maggioritaria, pari al 59,7 per cento e corrispondente a quasi 8,2 miliardi di euro. Difficile comptere con questa zavorra iniziale.
Sviluppare un qualsiasi tipo di impresa commerciale non è meno difficoltoso della fase di avvio, a causa delle lungaggini burocratiche e dei costi imputabili a norme, regolamenti e prescrizioni da osservare. Ad esempio, rileva il rapporto Censis-Confcommercio, per ottenere le autorizzazioni necessarie per la costruzione di un immobile da destinare a uso magazzino (17 pratiche nell’insieme) in Italia occorrono mediamente 284 giorni (solo 69 giorni negli Stati Uniti), con un costo medio di oltre 34mila euro (il triplo rispetto alla Spagna).
Ad ostacolare è anche il numero di procedure legali richieste per la registrazione di una proprietà (ad esempio, un terreno o un fabbricato necessari all’imprenditore per la sua attività economica). In Italia risulta doppio rispetto al valore medio riferito ai paesi Ocse, con otto successivi passaggi burocratici. Per pagare poi imposte e contributi (15 diversi versamenti nel corso dell’anno, tra imposte nazionali e tasse locali ) il titolare di una impresa italiana perde complessivamente 360 ore (203 ore la media Ocse).
Con la legge finanziaria varata a fine 2006 sarà possibile, così dicono gli ottimisti, aprire una azienda in un giorno, andando così incontro a una richiesta di sburocratizazione che veniva richiesta da più parti da tanti anni. Speriamo bene.