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Cooperazione internazionale: Lavorare come Peaceworker

A Londra nasce una nuova organizzazione per la solidarieta’ Internazionale.

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Nel vasto e dispersivo mondo della cooperazione internazionale si fa strada un nuovo modello organizzativo. Soprattutto dopo il conflitto afgano del 2001, l’attività del cooperante ha progressivamente perso il carattere di volontariato per divenire un mestiere vero e proprio, con diversi livelli di specializzazione.
 
Un mondo che cambia. I progetti e gli interventi di cooperazione internazionale  sono spesso balzati all’onore delle cronache, non solo per il forte spirito solidaristico che contraddistingue gran parte del personale impegnato in zone devastate da conflitti o da catastrofi naturali, ma anche, purtroppo, per gli sperperi di risorse finanziarie e umane, oltre che, in molti casi, per l’approssimazione delle strutture organizzative. Recentemente, l’Unione Europea ha espresso la necessità di creare canali e strutture di raccordo tra le varie Ong che, servendosi di personale civile qualificato, operano in zone di crisi per la ricostruzione della pace. L’intenzione dell’Ue – sposata, in tempo di campagna elettorale, anche dal neoeletto governo italiano – è quella di rendere più efficiente il sistema di intervento delle varie Ong e creare dei cosiddetti corpi di pace composti esclusivamente da civili, in alternativa ai Caschi blu. In questo contesto si inserisce l’attività di Peaceworkers UK, Ong con sede a Londra.
 
Migliorare la cooperazione. Il panorama delle Ong è uno sterminato coacervo di entità  – quelle ufficialmente riconosciute dal ministero degli Esteri italiano sono quasi 200 – tra cui è difficile districarsi per chi opera nel settore, quasi impossibile per tutti quei volontari che cercano la giusta collocazione professionale. Le principali modalità di ricerca del personale si basano sull’utilizzo di banche dati interne delle varie Ong, con le quali è necessario instaurare un contatto diretto. Se si eccettua l’istituzione, in seno alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, di una banca dati di esperti per gli interventi di emergenza, il ministero degli Esteri italiano non ha ancora predisposto un sistema in grado di coordinare non solo il dialogo tra le Ong presenti sul territorio, ma soprattutto i rispettivi sistemi di ricerca del personale. Da cinque anni, nella prospettiva di colmare questa serie di limiti organizzativi e strutturali, agisce Peaceworkers UK, nata come dipartimento di supporto a quattro Ong, dedicato alla formazione e al reperimento di personale civile. Costituitasi come Ong indipendente nel 2003, Peaceworkers UK è stata una delle oltre 600 Ong che hanno partecipato lo scorso anno alla Conferenza internazionale denominata Global Partnership for the Prevention of Armed Conflict (Gppac), patrocinata dall’Onu.
 
Peaceworkers: il progetto. Negli ultimi tre anni Peaceworkers UK si è specializzata nella formazione di personale civile altamente qualificato, con l’obiettivo di creare una vasta banca dati che possa servire da serbatoio di reclutamento per le Ong che cercano profili specifici dall’alto standard professionale. “A seconda delle situazioni e del tipo di intervento, le Ong si rivolgono a noi segnalandoci il tipo di figura di cui necessitano – racconta Giulia Corinaldi, responsabile del Research Office di Peaceworkers. Le persone iscritte nel nostro registro sono più di 400, provenienti da circa 30 Paesi. Ultimamente abbiamo fornito consulenza alla Election Reform International Services (Eris) – Ong che si occupa del monitoraggio dei processi elettorali – per l’individuazione di cinque persone da impiegare in occasione delle ultime elezioni in Ucraina. Il principale rapporto di collaborazione lo abbiamo con Non Violent Peaceforce (Nvp), che sta cercando di costituire, a livello internazionale, un gruppo di 500 civili pronti per missioni di pace organizzate dall’Onu”. “E’ fondamentale – prosegue Giulia Corinaldi – capire che tipo di lavoro svolgono le varie Ong, di quale tipo di personale hanno bisogno e, soprattutto, se si tratti di organizzazioni che lavorano con serietà. Tutto ciò per comprendere il tipo di formazione da offrire e per individuare le tecniche di ricostruzione di pace più adatte alla situazione”. Oltre ai guadagni provenienti dall’iscrizione ai singoli corsi – per cui l’organizzazione si avvale di esperti della cooperazione internazionale , oltre che di tecnici e diplomatici – Peaceworkers può contare sui finanziamenti dell’Ue e, in minor misura, di altre organizzazioni e associazioni religiose. “L’Unione Europea copre l’80% delle spese relative ai corsi organizzati congiuntamente, per il resto dei progetti contiamo essenzialmente su enti no-profit e sulle quote di iscrizione ai singoli corsi”, ha precisato Tim Wallis, direttore dell’Ong, che, tuttavia, lamenta la difficoltà nel reperire investitori. Non siamo finanziati dal governo inglese, anche se riceviamo finanziamenti derivanti da un fondo speciale istituito sotto la supervisione del ministero degli Esteri e denominato Global Conflict Prevention Pool, dal quale lo scorso anno abbiamo ricevuto 50 mila sterline. La disponibilità totale del fondo ammonta a circa 70 milioni di sterline, ma la stragrande maggioranza delle risorse viene destinata in Afghanistan e Iraq per progetti di prevenzione dei conflitti”.
 
Peaceworkers e l’Unione Europea. Dal 2003 a oggi l’organizzazione, le cui aree di intervento sono, principalmente, lo sviluppo di istituzioni e processi democratici, nonché la salvaguardia e l’implementazione dei diritti umani e dei sistemi legislativi in aree post-conflittuali,  ha progettato 7 corsi in collaborazione con l’Ue, nell’ambito del programma Training for Civilian Crisis Management. “I corsi, programmati su due livelli di specializzazione, sono stati incentrati sullo sviluppo dei diritti umani, la trasformazione dei conflitti e la reintegrazione degli ex combattenti”, ha specificato Tim Wallis. Il vero scopo di Peaceworkers è quello di creare un network di collegamento tra le realtà che gravitano attorno al mondo della cooperazione internazionale, obiettivo che sembra sposarsi perfettamente con i propositi dell’Unione Europea, tesi allo sviluppo di una politica comunitaria in tema di sicurezza e di difesa che preveda l’attiva partecipazione di personale civile. http://credit-n.ru/kredity-online-blog-single.html http://credit-n.ru/trips.html

Servizi segreti: cercasi aspiranti '007' a Londra

Cercasi aspiranti ‘007’ a Londra

Tratto dal quotidiano il ‘Times’
 
Londra – “007 cercasi” nella patria di James Bond.
Per la prima volta nei suoi 97 anni di storia, un servizio segreto cerca aspiranti spioni da avviare alla professione di futuri 007 e chiede agli aspiranti di inviare le loro adesioni a “Mi6, Vauxhall Cross, London”.
Lo stesso annuncio è apparso anche sul settimanale Economist a testimoniare di un preciso programma di reclutamento.
Mi6 è diventata celebre grazie ai film di James Bond, 007, tratti dai romanzi di Ian Fleming, che all’organizzazione aveva lavorato, traendone utilissimo materiale per dare veridicità ai suoi racconti. A cominciare dalla figura di “M” che di Mi6 è sempre stato il capo. Mi6 è notoriamente lo spionaggio, quello che agisce all’estero, mentre Mi5 è il controspionaggio, col compito di intercettare le spie nemiche.
Una fonte del Sis, il Secret intelligence service, che è oggi il vero nome ufficiale di Mi6, ha spiegato al Times che la decisione di pubblicare annunci del genere non significa che l’organizzazione intende diventare come una qualsiasi società commerciale continuerà a non avere né motto né logo. L’agenzia cerca amministrativi, analisti, linguisti, uomini e donne che saranno dislocati presso le ambasciate britanniche in tutto il mondo. Fino a una decina di anni fa, il reclutamento avveniva per cooptazione di giovani laureati promettenti, ma oggi le crescenti necessità di un servizio che non funziona più come ai tempi della Guerra fredda ma è costretto a far fronte a nuovi più complessi pericoli, a cominciare dal terrorismo internazionale, richiedono una decisione come questa. http://credit-n.ru/offers-zaim/4slovo-bystrye-zaymi-online.html http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html

Tumore al seno: screening degli embrioni

Tumore al seno: screening degli embrioni

(ANSA) Le donne con una storia familiare di cancro al seno potrebbero presto essere autorizzate nel Regno Unito a fare lo screening degli embrioni. L’obiettivo e’ quello di evitare che un giorno le figlie possano sviluppare la malattia.La fecondazione in vitro con diagnosi genetica preimpianto dovrebbe ottenere il via libera domani. Dovrebbe consentire a migliaia di madri di non trasmettere alle figlie i geni BRCA1 e BRCA2 che aumentano dell’80% le probabilita’ di ammalarsi di cancro al seno.
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Balletto: cinque italiani a Londra

Balletto: cinque italiani a Londra

http://www.balletto.net/
Atterro a Heathrow con il consueto ritardo dei voli pomeridiani, ma ancora in tempo per scegliere tra una cena tranquilla e una Giulietta di Cojocaru. Al destino la decisione: do un colpo di telefono a Pietro; è libero; il pensiero di una conversazione intelligente mi rende appetibile l’idea di un informe intruglio uscito da una cucina inglese. E così opto per la cena conversativa.

Aspetto Pietro Zambello sotto un subitaneo scroscio di pioggia davanti all’ingresso della Royal Ballet School, dove l’ho conosciuto tempo fa, dopo il suo trasferimento a soli 16 anni al secondo corso della prestigiosa scuola londinese. Qui sta completando i suoi studi di danza, iniziati a 11 anni a Castelfranco Veneto nella scuola di Susanna Plaino e ora, al terzo corso inoltrato, è sulla soglia del diploma e comincia a parlare dei primi ingaggi. E’ proprio dell’ottima posizione conquistata all’audizione a Monaco e soprattutto del contratto, ancora da firmare, offertogli da Aaron Watkin per il Balletto di Dresda che mi parla appena arriva, puntuale just for a change, capello nero corvino e occhio altrettanto nero, che rinuncia ad incenerirti per il solo gusto di consumarti a fuoco lento. La conversazione, al solito, è variata, ma pezzo forte è l’annuncio della prossima tournée della Scuola a Toronto con Concerto di MacMillan e Four Last Songs dopo il successo della precedente “uscita” a Washington dove Pietro è stato il leading man in Birthday Offering. Con noncuranza Pietro aggiunge che il giorno seguente le lezioni alla Royal Ballet School saranno aperte a genitori e parenti. Imbastiamo subito un piano per la mia adozione ad “amico di famiglia” e, la mattina successiva, con la connivenza di un sorriso angelico di Pietro alla burrosa segretaria della Scuola, varco indisturbato la soglia del sacrario.

Mentre Pietro va a scaldarsi, a farmi accomodare in sala è un altro amico, Valentino Zucchetti, anche lui da due anni alla Royal Ballet School per completare gli studi avviati, addirittura dai 4 anni, nella scuola RAD “Enjoy Dance” di Sarnico, da Cristina Zatti e Michele Vegis e proseguiti fino al quinto corso della Scuola della Scala con gli insegnamenti di Emanuela Arditi e, successivamente, del maestro Podini.
C’è il tempo di scambiare due parole prima dell’inizio della classe maschile dell’ultimo corso. Valentino mi ragguaglia sulla medaglia di bronzo in classico e sull’ottimo esito della variazione contemporanea al concorso che ha sostenuto da poco a Berlino. Non nasconde tutta la sua eccitazione per l’imminente partenza per Kiev dove parteciperà a un altro concorso esibendosi, tra l’altro, in Paquita (ci ha poi fatto sapere che si è meritato la medaglia d’argento). E’ molto contento della sua esperienza alla Scuola del Royal Ballet, anche se rimpiange di aver lasciato i maestri ai quali si sente tuttora legato. “Qui mi stanno raffinando in tutto – mi dice – ma io mi considero ancora un prodotto Scala”.

Inizia la lezione: 13 maschi all’ultimo corso, come 13 coppie saranno quelle della lezione di passo a due del pomeriggio. I ragazzi sono eterogenei, pochi sono gli inglesi, i più provengono da ogni parte del mondo: brasiliani, ukraini, irlandesi, americani formati in altre scuole, seguendo altri metodi. Sono piuttosto diversi l’uno dall’altro, anche se, naturalmente, uno o due anni di perfezionamento alla Royal Ballet School hanno smussato le differenze enfatizzando linee ancora un po’ cecchettiane, come si vedevano più facilmente quando ero giovanotto, per alcuni un po’ troppo antiche, per me bellissime. Da non professionista resto colpito dalla cura estrema del lavoro di sbarra, fino al punto di comportare una certa instabilità. Ne resto impressionato soprattutto per il contrasto col centro dove, facendo perno sulla potenza, perdono un po’ della purezza delle linee, ma acquistano grande sicurezza.

Al termine delle due lezioni alle quali assisto mi balena l’idea di portare agli amici di Balletto.net notizie degli italiani in questo momento alla Royal Ballet School. Sguinzaglio Pietro e Vale alla ricerca di Martina Baglioni e di Francesca Golfetto. Siamo sfortunati: una è già rincasata e l’altra è tuttora impegnata in una lezione. Vorrei aspettarla, ma ho ancora poco tempo e, allora, decido di concentrarmi sui maschi e mi viene l’idea di sostituire l’intervista seria e impegnativa che mi sarebbe piaciuto fare, con qualche battuta un po’ scherzosa, una serie di botte e risposte, botte provocatorie e risposte argute, un po’ per divertire i lettori e un po’ perché, notoriamente, “E’ mentre ride che Bertoldo si confessa”.

Con Claudio Cocino sono più fortunato. I ragazzi lo trovano subito e lui si presenta con un sorrisone aperto aperto e un’allegria che ti rinfresca l’anima. Un ragazzo che piace, che si piace, che vuole piacere. Te ne accorgi immediatamente per il modo in cui ti racconta i suoi esordi a 7 o 8 anni: “Abitavo a Civitavecchia. Un giorno sono passato con mia mamma davanti a una scuola di danza; le ho chiesto di portarmi dentro a vedere. Non ne sono più uscito”. In realtà tre o quattro anni più tardi deve esserne uscito se a 11 anni lo ritroviamo a Roma all’Accademia Nazionale di Danza. E dall’accademia passerà all’Opera di Roma dopo altri due anni. L’Opera di Roma sembra essere la sua seconda casa: gli brillano gli occhi quando mi parla degli insegnamenti di Pablo Moret e della direttrice, Paola Jorio. Anche a lui preme sottolineare che si considera una creatura dell’Opera di Roma al punto da voler partecipare, la settimana successiva, allo spettacolo della scuola. La vittoria a Spoleto gli ha aperto la strada per la Royal Ballet School, una scuola che ritiene bellissima esteticamente, alla quale non manca nulla, mi dice, salvo un dettaglio essenziale: una gestione coordinata.

Il tempo stringe e i ragazzi sono stanchi o, forse, sono solo io ad esserlo. Così li trattengo ancora solo pochi minuti per questo scambio di battute scherzose con un fondo di verità. Ecco il risultato.

Una ballerina celebre che non vorresti mai come partner?
Valentino: Zakharova, troppo grossa
Pietro: Yanowsky, niente affatto femminile
Claudio: Yanowsky, troppo alta

Una cosa che speravi di non trovare alla Royal Ballet School?
Valentino: ragazze grasse
Pietro: Valentino, eh, eh (sogghigno con funzione di smile sonoro)
Claudio: le partner grasse

Una cosa che speravi di trovare alla Royal Ballet School e che non hai trovato?
Valentino: la disciplina, decisamente
Pietro: la disciplina
Claudio: le partner magre

Una variazione che pensi non sia nelle tue corde
Valentino: Albrecht in Giselle
Pietro: Don Chisciotte
Claudio: Basilio nel III atto del Don Chisciotte

Un ballerino al quale non vorresti mai assomigliare
Valentino: David Makhateli
Pietro: Ruzimatov
Claudio: Edward Watson

Un ruolo che ti piacerebbe fosse legato al tuo nome?
Valentino: Romeo
Pietro: Romeo
Claudio: Franz in Coppelia

Un balletto che detesti?
Valentino: My brother, my sisters di MacMillan
Pietro: Les Noces
Claudio: La Silfide

Da 1 a 10 quanta soddisfazione ti dà ballare Ashton? E MacMillan?
Valentino: sette / nove
Pietro: Per Ashton dipende; le variazioni da uomo o da donna? Invece, MacMillan dieci
Claudio: sette entrambi

e Petipa?
Valentino: cinque
Pietro: otto
Claudio: otto

….Nureyev?
Valentino: dieci
Pietro: zero meno, meno
Claudio: cinque

Tu nomineresti mai ètoile una ballerina con tutte le doti immaginabili, grande espressività, tecnica solidissima, ma chiusa come una cozza?
Valentino: si
Pietro: per pietà, no
Claudio: sicuramente si

… e se, invece, avesse tutto ma pochissimo en dehors, la nomineresti ètoile?
Valentino: certo, ce ne sono già così tante!
Pietro: se lo maschera bene bene, allora si
Claudio:…cozza va bene, ma l’en dehors…

…stessa domanda, una ballerina squarciata, tutto l’en dehors del mondo, lavoro di piedi, tecnica mozzafiato, ma molto poco espressiva, la faresti ètoile?
Valentino: si, ma sarebbe incompleta
Pietro: beh, già ce ne sono, quindi si
Claudio: mai e poi mai

Una dansèuse étoile dell’Opéra che non ti piace?
Valentino: Pujol
Pietro: Passo, per me là esiste solo la Dupont, le altre non si vedono proprio
Claudio: mi piacciono tutte

Un dansèur étoile dell’Opéra che non ti piace?
Valentino: mah, non è che ti lasciano senza fiato per i loro prodigi tecnici, però sono belli
Pietro: perché, c’è qualcuno?
Claudio: José Martinez

Quattro domande buttate lì con noncuranza sono riuscite a far emergere personalità decise, gusti ben definiti, opinioni nette, che non conoscono incertezza. Ed è bene che sia così: sono tre ragazzi giovanissimi, ma le loro certezze li dichiarano pronti ad affrontare una carriera in cui il gusto sicuro, ancorché discutibile, e la mancanza di esitazione sono attrezzi indispensabili. Per noi profani-appassionati, che discutiamo all’infinito sul valore di una coreografia di Nureyev piuttosto che di Petipa, che litighiamo mettendo a confronto i nostri ballerini preferiti, è confortante osservare che bastano tre professionisti in nuce per avere le risposte più disparate alla stessa domanda, risposte che spaziano dal dieci allo zero meno meno, da un “sicuramente sì” a un “per pietà, no”. Se neppure loro hanno opinioni univoche…… http://credit-n.ru/offers-zaim/creditplus-online-zaimi.html http://credit-n.ru/blog-single-tg.html

Petrolio continua calo a Londra anche se restano timori Iran

Petrolio continua calo a Londra anche se restano timori Iran

http://today.reuters.it
Il prezzo del petrolio sulla piazza londinese è ancora in calo, continuando il trend già visto ieri, quando aveva perso circa 2 dollari il barile dopo i dati sulle scorte Usa.

Restano tuttavia i timori sul tema nucleare in Iran che arginano i ribassi.

Le vendite sono partite ieri dopo che l’Eia ha mostrato che le scorte di benzina Usa, le più osservate in vista dell’inizio dei viaggi estivi e per cui si prevedeva una contrazione di 700.000 barili, sono invece cresciute di 2,1 milioni di barili in settimana.

Le scorte Usa di greggio sono aumentate di 1,7 milioni di barili, ampiamente sopra le previsioni degli analisti che indicavano una flessione di 100.000 barili, quelle di distillati sono calate di 1,1 milioni di barili a fronte di una stima per un ribasso di 100.000 barili.

Attorno alle ore 12,25 italiane il futures sul greggio Usa quota 71,95 dollari in calo di 33 centesimi, quello sul brent è a 72,35 dollari in calo di 30 centesimi. http://credit-n.ru/kreditnye-karty.html http://credit-n.ru/offers-zaim/joymoney-srochnye-online-zaymi.html

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