Cercava gli ufo, rischia il carcere
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Guai in vista per l’hacker inglese che ha violato i computer di svariati dipartimenti militari americani a caccia di prove sull’esistenza degli ufo. Dopo aver messo a segno il più grande colpo di pirateria informatica di tutti i tempi ai danni di server protetti, Gary McKinnon rischia infatti di essere estradato negli Usa e di essere condannato a 70 anni di carcere. Il tribunale di Bow Street, a Londra, ha accolto la richiesta inoltrata dalle autorità statunitensi e l’ultima parola ora spetta al ministro degli Interni John Reid.
I legali di McKinnon hanno già pronta una richiesta di appello, ma la decisione potrebbe essere comunque cruciale per il futuro dell’hacker britannico. “Faremo appello al segretario di stato americano e se questo ci sarà negato, faremo appello all’Alta Corte di Londra affinché Gary venga processato qui anziché negli Usa”, ha spiegato Karen Todner, l’avvocato difensore.
McKinnon, 40 anni, era stato arrestato nel novembre del 2002 nell’appartamento che condivideva con la sua ex ragazza nel nord di Londra. Fermato dall’unità contro il crimine hi-tech della polizia britannica per essersi introdotto nel sistema informatico della Nasa e del Pentagono, oltre che dell’esercito, della marina e delle forze aeree statunitensi, alla ricerca di documenti riservati, il pirata inglese potrebbe essere processato da un tribunale militare e, se condannato, spedito a Guantanamo.
Dal suo canto, l’hacker sostiene che la motivazione delle sue azioni non era di natura politica, bensì nasceva dal desiderio di scoprire le prove dell’esistenza di forme di vita extraterrestri oltre che di cosiddette “tecnologie soppresse”, ovvero tecnologie sviluppate dagli scienziati Usa senza che il resto del mondo ne fosse al corrente. Diversa invece la versione americana secondo cui invece McKinnon avrebbe bloccato importanti sistemi informatici della Difesa proprio dopo l’11 settembre causando danni per oltre 700mila dollari.
Durante un’udienza ad aprile, l’accusa presentato una nota non firmata dell’ambasciata statunitense che prometteva che McKinnon non sarebbe stato trattato come un terrorista straniero una volta estradato negli Usa, ma la difesa ha messo in dubbio la validità del documento. McKinnon ha raccontato di aver iniziato ad introdursi abusivamente nei sistemi informatici nel 1985 e di essere diventato via via più bravo. “Non volevo arrivare a questo. Ma si finisce con il desiderare di violare sistemi di sicurezza sempre piu’ complessi. E’ come un gioco. Crea dipendenza”, ha dichiarato l’hacker, che fin da ragazzino era un appassionato di fantascienza e di ufo.
“Speravo nell’esistenza di esseri piu’ avanzati di noi, che ci tengono d’occhio in maniera, speriamo, benevola. Ma tutti sembravanno piu’ interessati a credere negli ufo, anziche’ provarne l’esistenza”, ha affermato McKinnon, spiegando cosa l’ha spinto inizialmente a introdursi nel sistema informatico della Nasa.
Ma quali sono i file più interessanti che ha scovato negli archivi americani? “Una lista di nomi di agenti, sotto il titolo: ‘Agenti non-terrestri’. Non si tratta di piccoli omini verdi, credo si tratti di operazioni non basate sulla Terra. Ho trovato una lista di ‘trasferimenti flotta-flotta’ ed una lista di nomi di navi. Ho cercato di scoprire di che navi si trattasse e non sono della marina. Ho iniziato a credere che gli americani avessero navi spaziali segrete”, ha dichiarato l’hacker. Forse McKinnon sa troppo.
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