26/09/2006
Una droga contro il mal di testa
Una droga contro il mal di testa
Studiosi del centro di ricerca sull’abuso di alcol e droghe nel Massachusetts ne propongono gli effetti benefici relativamente delle cefalee più penose e temibili, come quella a grappolo
tratto da http://panorama.it
di Roberto Verrastro
“Tempo fa, dopo la fine di 8½, ho fatto un esperimento con l’Lsd 25, un farmaco usato dagli americani che riproduce sul piano sintetico la sostanza di certi funghi allucinogeni in uso nelle tribù messicane… Non posso dire gran che di ciò che mi accadde, ho pochi ricordi. So che per far cessare l’effetto mi dovettero fare un’endovenosa calmante… la mattina dopo mi svegliai come se niente fosse accaduto o quasi. Non ho voluto ascoltare le registrazioni di quello che ho detto, la vergogna ha vinto la curiosità: ma mi dicono che ho parlato per sette ore di seguito e camminato su e giù per la stanza senza fermarmi un momento”.
Sono ricordi d’artista, interessanti non solo perché a parlare è Federico Fellini in un libro autobiografico pubblicato da Einaudi nel lontano 1980, Fare un film; ma anche perché si tratta di una testimonianza d’autore di come negli anni ’60, ai quali risale appunto la pellicola del 1963 citata dal regista riminese (fu tra quelle che gli valsero l’Oscar), il dietilamide-25 dell’acido lisergico, più semplicemente noto come Lsd, da un lato attirava l’interesse di numerosi artisti quale mezzo utile a stimolare la creatività, dall’altro poteva ancora essere definito un farmaco, in quanto non furono pochi gli psichiatri che lo sperimentarono a scopo terapeutico fino al 1967, quando fu messo al bando negli Stati Uniti e poi in molti altri Paesi come una delle più pericolose sostanze stupefacenti, destinate a diventare uno dei simboli, e delle tragiche realtà, della rivolta giovanile dei decenni successivi.
LSD BUONO?
Ora, per la prima volta nell’ultimo quarantennio, l’Lsd riconquista la scena nella sua veste potenzialmente buona e presentabile, grazie a un articolo pubblicato da Neurology, la rivista dell’Accademia americana di neurologia, nel quale Andrew Sewell, John Halpern e Harrison Pope, del centro di ricerca sull’abuso di alcol e droghe del McLean Hospital di Belmont, nel Massachusetts, ne ripropongono le attitudini benefiche relativamente alla terapia del mal di testa, non tanto nelle sue forme banali a tutti note e di solito aggredibili con una qualsiasi delle molte pillole in commercio, ma nella sua variante più penosa e temibile, nota come cluster headache, la cefalea a grappolo. Quest’ultima colpisce soprattutto gli uomini, ed è caratterizzata da attacchi raggruppati in un periodo di tempo circoscritto, normalmente tra i due e i tre mesi all’anno, all’interno dei quali gli attacchi stessi si manifestano con regolarità quasi cronometrica, anche fino a otto volte al giorno, con una durata che nei casi più fortunati si limita a un quarto d’ora, mentre in quelli più gravi può raggiungere le due ore.
La sensazione di dolore è molto acuta e simile alla percezione di pugnalate o martellate al cranio, al punto che si sono già registrati casi di pazienti spinti al tentativo di liberarsene con il “rimedio” estremo del suicidio.
Poiché negli ultimi anni si erano diffuse su alcuni siti internet le storie di pazienti che sostenevano di essere riusciti a procurarsi fino a sei mesi di completa remissione del disturbo di cui soffrivano in forma cronica con il ricorso all’Lsd o alla psilocibina, ingrediente psicoattivo dei funghi magici, ovvero funghi prataioli allucinogeni esistenti in numerose varietà, i ricercatori americani hanno deciso di ricostruire attentamente il quadro clinico di 53 pazienti sparsi per il mondo che avevano pensato di sperimentare questa soluzione non troppo ortodossa, servendosi di una o, alternativamente, di entrambe le sostanze.
Ne è scaturito il risultato sorprendente che esse si sono rivelate più utili a prevenire i futuri attacchi di cefalea a grappolo rispetto ai farmaci attualmente in uso, con una percentuale di successi che a prima vista pare considerevole: 24 volte su 26 la psilocibina ha fatto subito cessare gli attacchi; in 25 casi su 48 la stessa sostanza ha provocato la cessazione del ciclo di manifestazione degli attacchi, effetto che l’Lsd ha causato addirittura in 7 casi di assunzione su 8; 18 volte su 19 la psilocibina e 4 volte su 5 l’Lsd hanno condotto alla remissione della durata del ciclo di manifestazione del disturbo.
Sewell e colleghi si tengono però saggiamente alla larga dal suggerire l’autoterapia di questa e altre patologie attraverso sostanze che è bene continuare a considerare ciò che realmente sono, cioè stupefacenti.
Essi stessi ammettono che il rischio principale insito nella loro analisi retrospettiva sia quello che i pazienti presi in considerazione abbiano taciuto i casi in cui l’Lsd potrebbe invece aver prodotto i ben noti effetti nefasti che gli hanno procurato la sua fama negativa, dalle allucinazioni alle alterazioni della memoria che mettono in serio pericolo chi ne fa uso.
SOSTANZA DA STUDIARE
Da un punto di vista scientifico i ricercatori statunitensi ne ricavano piuttosto un’esortazione a decifrare i meccanismi attraverso i quali l’Lsd, in quantità e modalità di somministrazione ancora tutte da stabilire, è in grado di produrre questi effetti terapeutici sulla cefalea a grappolo.
La strada alla sperimentazione clinica dell’Lsd e della psilocibina è giustificata anche dal fatto che la loro struttura chimica è simile a quella di neurotrasmettitori naturali come la serotonina che, attraverso l’azione sulla funzionalità dei vasi cerebrali, ha un ruolo rilevante negli attacchi di emicrania, e lo stesso Methysergide, uno dei farmaci convenzionali nel trattamento della cefalea a grappolo, venduto con i nomi commerciali di Sansert e Deseril, presenta notoriamente una struttura molecolare molto simile a quella dell’Lsd, al punto che è in grado di riprodurne gli effetti allucinogeni.
Circostanze che fanno dichiarare anche a Peter Goadsby, studioso della cefalea a grappolo presso l’Istituto di neurologia dello University College di Londra, citato da Arran Frood su Nature, che “sembra ci siano molte persone che ritengono di averne tratto giovamento, quindi è ragionevole tenerlo in considerazione”.
Se questo sia oppure no l’inizio dello sdoganamento dell’Lsd dopo decenni di interdizione, volto a farne ciò che ancora non è, cioè un farmaco, lo rivelerà il finale del film.