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Nozze segrete per J.K Rowling

Nozze segrete per J.K Rowling

La cerimonia, con appena 15 invitati, si è svolta il 26 dicembre nella villa scozzese della coppia

LONDRA – I personaggi, com’è noto, somigliano ai loro autori. Come poteva, dunque, il mistero che circonda la saga di Harry Potter non essere anche quello della vita della sua autrice, J.K Rowling? La 35enne scrittrice scozzese, seconda per notorietà in Gran Bretagna alla sola regina Elisabetta, ha infatti riempito di mistero anche l’ultima sua storia, quella delle sue nozze con Neil Murray, medico di trent’anni con cui era fidanzata da tempo. I due si sono detti sì in gran segreto il 26 dicembre scorso, giorno di santo Stefano, con una cerimonia privata tenuta nella villa che la coppia prossiede nel Perthshire, in Scozia. Una quindicina gli invitati presenti, tutti obbligati a mantenere il silenzio sulle nozze. Che, infatti, sono rimaste avvolte nel mistero per quattro giorni: ma alla fine, la stampa britannica ha avuto la meglio sulla privacy di J.K. Rowling e la notizia è rimbalzata da un capo all’altro del mondo. La scrittrice, che è al suo secondo matrimonio (dal primo, col giornalista portoghese Jorge Arantes, ha avuto una figlia, Jessica, che oggi ha otto anni e che pare sia stata damigella alle nozze) è ampiamente riuscita nel suo obiettivo: tenere la prevedibile folla di giornalisti, paparazzi, curiosi ed eccitati ragazzini lontana dall’altare. Che se avessero avuto qualche “soffiata” certo non si sarebbero fatti scappare la ghiotta occasione mediatica. Ma, come dire, maghi non lo si è per caso. La signora Rowling si è conquistata il titolo grazie alla sua magica creatura diventando la donna più famosa della Gran Bretagna (regina a parte); la più pagata, visto che nel 2000 ha incassato dalle avventure del giovane apprendista stregone la bellezza di circa 45,4 milioni di sterline (circa 140 miliardi di lire). Ma la famosa scrittrice, che ha venduto oltre 100 milioni di libri in tutto il mondo e vanta un patrimonio personale stimato in almeno 220 milioni di sterline, ha preferito un matrimonio in sordina. Alla cerimonia c’erano solo i parenti più stretti e gli amici più intimi, 15 persone in tutto. Tutto si sarebbe svolto nell’arco di poche ore nella residenza che la coppia prossiede ad Aberfeldy, nella contea del Perthshire in Scozia, un’antica villa con alti comignoli e piccoli abbaini che sembra appena uscita dalla rivelazione cinematografica dell’anno, ‘Harry Potter e la pietra filosofale’. I maligni, del resto, dicono perfino che il neo-marito, cinque anni più giovane di lei, somiglia in modo impressionante allo stesso Potter con i suoi occhiali tondeggianti e la frangetta sulla fronte. In ogni caso, anche il giovane medico è alle sue seconde nozze visto che ha divorziato nella primavera del ’99 dopo tre anni di matrimonio. Secondo il tabloid ‘News of the World’ la Rowling ha pensato tutto fin nei minimi dettagli per tenere segreta la notizia delle nozze: avrebbe addirittura affidato l’organizzazione del pranzo a una società a circa 150 chilometri da Aberfeldy per non insospettire gli abitanti del luogo. La portavoce della scrittrice si è rifiutata di fornire dettagli, ma sembra che l’autrice indossasse un abito color crema e che alla cerimonia, durata solo 20 minuti, sia seguito un pranzo a base di specialità scozzesi. (30 dicembre 2001) http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html http://credit-n.ru/offers-zaim/joymoney-srochnye-online-zaymi.html

Primo film di Harry Potter in Italia

Primo film di Harry Potter in Italia

di CLAUDIA MORGOGLIONE   
ROMA – Gli effetti speciali lasciano il segno, certo: nella gara sportiva a cavallo delle scope, nella trasformazione di un gatto in una professoressa, nelle scale di un palazzo che fanno i dispetti a cambiano direzione. La scenografia non passa inosservata, ovvio: il treno a vapore che parte dal binario “nove e tre quarti” di King’s Cross, la sala mensa della scuola di Hogwart, la biblioteca che nasconde tanti segreti. Ma la vera magia di Harry Potter, nel passaggio dal libro al grande schermo, è tutta nello sguardo del protagonista, Daniel Radcliffe: occhi chiari, vivissimi, valorizzati più che nascosti dalle lenti tonde, sempre pronti ad aprirsi allo stupore. Finora, qui in Italia, avevamo guardato le sue peripezie cinematografiche solo nelle brevi sequenze del trailer; e invece da ieri sera il film di Chris Columbus – tratto dai libri per ragazzi di J.K. Rowling – è ufficialmente sbarcato nel nostro Paese, con la proiezione in anteprima riservata ai giornalisti.

Al termine, per “Harry Potter e la pietra filosofale” – questo il titolo completo del film – più consensi che perplessità, nella sala da 600 posti stracolma di spettatori. E i più soddisfatti erano i molti bambini presenti, al seguito di mamme o papà cronisti. Una seconda verifica del gradimento del pubblico si avrà lunedì 3, sempre a Roma, dove al cinema Embassy – in un’ambientazione da fiaba, che ricostruisce la stazione di King’s Cross – è in programma l’anteprima vip. Evento che ha scatenato una furiosa caccia al biglietto, coi centralini della casa distributrice, la Warner Bros, intasati dalle richieste. Ci saranno il presidente della Camera Pierferdinando Casini, il sindaco di Roma Walter Veltroni, registi come Marco Risi e Lina Wertmuller, attori come Sergio Castellitto e molti altri. Due giorni dopo, il 5, si replica a Milano: in platea, fra i tanti, Giorgio Armani, Aldo Giovanni e Giacomo, Teo Teocoli.

E alla fine di questo tour de force promozionale – la campagna di lancio mondiale è costata oltre 80 miliardi – il film invaderà le sale, a partire da venerdì 7, con una distribuzione in almeno 250 cinema. La speranza è quella di bissare lo strepitoso successo americano: le pellicola negli Usa ha polverizzato ogni record, incassando 188 milioni di dollari (circa 380 miliardi di lire) nei primi 10 giorni.

Vedremo. Nell’attesa, ecco qualcosa di più sulle 2 ore e 31 minuti del film (troppe, secondo alcuni critici). La vicenda è nota: figlio di maghi buoni uccisi da “colui che non deve essere nominato”, Harry Potter a 11 anni arriva nella scuola di magia di Hogwart. Qui fa amicizia con i coetanei Ron (Rupert Grint) ed Hermione (Emma Watson), è protetto dal preside Silente (Richard Harris) e dalla professoressa McGranitt (Maggie Smith), ma dovrà anche vedersela con alcuni alcuni ambigui insegnanti (Alan Rickman e Ian Hart), affrontando una dura prova. Alla fine vincerà, ma nel finale si dice che il Male non è sconfitto, aprendo la strada al sequel: le riprese del secondo film sono iniziate pochi giorni fa.

Forte dell’espressività dei tre giovani protagonisti affiancati da tanti veterani inglesi, pieno di effetti speciali quasi mai gratuiti, “Harry Potter e la pietra filosofale” è certamente fedele alle atmosfere del libro: mantiene insomma quel gusto un po’ retrò, da magia di altri tempi. Garantito, sul grande schermo, anche dall’ambientazione suggestiva e dalle scenografie. Certo, si tratta di un un film decisamente per ragazzi: anche se, a giudicare dalle reazioni di molti genitori, all’anteprima di ieri, il piccolo mago – su carta come al cinema – può conquistare perfino gli adulti.

(30 novembre 2001)
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Virginia Woolf Biografia

Virginia Woolf BiografiaVirginia Woolf Biografia

(Tratto dal sito Holdenklab.it)

Londra 25 gennaio 1882 – Rodmell 28 marzo 1941.

Virginia Woolf, figlia di sir Leslie Stephen, cresce e viene educata nella casa paterna, a Hyde Park Gate, luogo di incontri tra intellettuali dell’epoca vittoriana.

Maestri privati e libertà di scelta delle letture e degli interessi fanno in modo che Virginia, fin da piccola, dimostri una propensione per la grande letteratura e per la scrittura e acquisisca sempre di più un’emancipazione culturale. Questa personalità spiccata non frena però l’aumentare della fragilità emotiva. Virginia presenta fin da piccola problemi di depressione e nevrosi che la costringono a lunghi periodi di convalescenza: la sua psiche è ferita dalla morte di alcuni componenti della famiglia, da atti di libidine subiti dai fratellastri, da paure e insicurezze.
Alla morte del padre, la nuova casa di Bloomsbury diventa un vero e proprio centro di cultura: E.M. Forster, D.H. Lawrence, Lytton Strachey e Aldous Huxley amano frequentare questo salotto. Virginia e la sorella Vanessa ne sono le perle. Perfette ospiti, senza la pretesa di alcun rigore formale, delicate e libertarie. Intellettuali raffinate e appassionate, a tratti insopportabili, che difendono a spada tratta le loro teorie letterarie durante le disquisizioni a Bloomsbury. Virginia e sua sorella sintetizzano perfettamente il nuovo ruolo della donna emancipata e colta all’inizio del Novecento.
Nel 1912 Virginia sposa Leonard Woolf e pubblica il suo primo romanzo (La crociera). Non si dedica soltanto alla scrittura, ma fonda e gestisce una casa editrice – The Hogart Press – attenta alla produzione contemporanea, e si interessa ai problemi della condizione femminile (e il saggio Una stanza tutta per sé del 1929 ne è una celebre testimonianza). Tra i numerosi racconti, saggi critici, interventi di vario genere, sono da ritenere fondamentali i romanzi Mrs. Dalloway (1925), Gita al faro (1927), Orlando (1928) e Le onde (1931). Importantissimo è l’incontro con Vita Sackville-West, che resterà l’amata compagna fino alla morte, sua musa, suo desiderio. Soggetta ancora a crisi depressive, non riesce a superare quella che la coglie dopo i bombardamenti, e nel marzo del 1941 si toglie la vita annegandosi nel fiume Ouse. http://credit-n.ru/kreditnye-karty.html http://credit-n.ru/vklady.html

I tifosi del Chelsea a Zola:resta qui

I tifosi del Chelsea a Zola:resta qui

LONDRA – “Gianfranco, stay with us”. Il piccolo sardo che ha conquistato il cuore degli inglesi non se ne deve andare, gridano da giorni i tifosi del Chelsea. Che stanno organizzando un vero e proprio pressing per convincere il leader della squadra a restare a Londra. Zola compirà 35 anni a luglio. E da tempo ha annunciato il desiderio di voler concludere in Italia la sua onorata carriera. Una decisione che ha spiazzato i supporter, inducendoli a passare al contrattacco.

E così il sondaggio messo in linea sul sito Internet del Chelsea si è presto trasformato in un piccolo plebiscito a favore dell’ex attaccante del Napoli e del Parma. In poche ore hanno votato oltre 9.000 persone. L’86,8 per cento ha chiesto a Zola di restare ancora un anno nel team allenato da Claudio Ranieri. Appena l’11 per cento dei tifosi è disposto ad accettare l’abbandono, mentre l’1,82 per cento è indifferente rispetto alla decisione di Zola.

Identico appello è arrivato da buona parte dei 400 invitati illustri che ieri sera sono stati convocati dalla società per la festa d’addio. “Zola Tribute Night”, è stato il titolo della serata organizzata dai dirigenti dei “Blues”. Che alla fine hanno chiesto ai tifosi di stringersi intorno al loro campione, di applaudirlo nelle ultime due partite interne della stagione, sperando in un suo ripensamento.

È difficile, comunque, che Zola cambi idea. Dopo tre anni e mezzo al Chelsea, dopo essere stato eletto miglior giocatore della Premier League alla sua prima stagione, l’attaccante vuole tornare a casa. Soprattutto per la sua famiglia. “Voglio che i miei bambini vivano nel loro paese e che crescano parlando in italiano”, ha confidato. “Loro mi hanno seguito per anni: è giusto adesso che io diventi quello che loro vogliono che io sia”.

Parole chiare, che lasciano poco spazio alle illusioni. Ed è per questo che il Chelsea sta pensando a possibili sostituti. La squadra è infatti in salute (ha vinto cinque delle sei gare più recenti), e l’anno prossimo giocherà sicuramente nelle coppe europee: è quinta in campionato e potrebbe anche aspirare alla Champions League. Visto il successo degli italiani nel team che fu di Gianluca Vialli, i dirigenti stanno pensando di continuare sulla stessa strada. E Ranieri non nasconde di volere fra i suoi un altro “emigrato” eccellente: l’ex torinista (attualmente al Bradford) Benito Carbone.

(20 aprile 2001) http://credit-n.ru/offers-zaim/glavfinance-online-zaymi.html http://credit-n.ru/offers-zaim/vashi-dengi-zaim.html

Zola dice addio a Londra

Zola dice addio a Londra
Londra e cinque anni da raccontare: “Chiudo in Italia” 
 
dal nostro inviato EMILIO MARRESE  (La Repubblica.it)
 
 LONDRA – Gianfranco Zola, è ora di tornare a casa?
“Direi di sì ma devo guardarmi intorno. E’ una decisione che spetta anche alla mia famiglia che mi segue da 13 anni. Vediamo anche che opportunità ci sono in Italia. Napoli e Cagliari le ho affondate entrambe… Scherzi a parte, il Cagliari poteva essere la soluzione migliore ma in A era una cosa e in B un’altra: anche per loro. Dipende dai programmi. Non è un problema di soldi: su quelli ci si mette d’accordo”.

A luglio avrà 35 anni: davvero c’è rimasto un po’ di Zola anche per il calcio italiano?
“Penso di avere ancora qualche freccia da tirare. Sono sorpreso io stesso delle mie condizioni atletiche, merito di una vita regolare, della piccola stazza fisica, della fortuna di non aver mai avuto infortuni gravi e del lavoro svolto col bravissimo Pintus. I test danno risultati buoni. Un anno ancora ce l’ho di sicuro, due vediamo”.

Un bilancio di questi 5 anni da emigrante.
“I primi tre sono andato alla grande. L’anno scorso ho avuto un rendimento altalenante: per 34 mesi non riuscivo a segnare pur giocando bene. Quest’anno sto andando discretamente, ho fatto 11 reti. Non pensavo all’inizio che mi sarei trovato così bene e che sarei rimasto tanto. E’ stata un’esperienza bellissima, consigliabile a chiunque tranne a quelli che pensano di venire qui a prendere la pensione: stiano a casa, è un’illusione che il calcio inglese sia facile. Qui corrono anche per andare negli spogliatoi alla fine della partita e la qualità tecnica cala quando sale il ritmo: anche per questo il Chelsea ha avuto problemi”.

Le tre foto da mettere in valigia.
“La vittoria della FA Cup e il gol per l’Italia a Wembley nel ’97, il gol nella finale di Coppa delle Coppe nel ’98”.

Si è mai sentito dimenticato?
“Sì. Prima dei mondiali del ’98 non venni trattato come gli altri e fu un dispiacere grosso perché ci tenevo ad una rivincita internazionale. Chi gioca all’estero è penalizzato per la Nazionale. Ringrazio Trapattoni per avermi chiamato alla partita del Giubileo, è stato un gesto straordinario”.

Possibile che sia sempre stato tutto così meraviglioso quassù?
“No, ma non mi sono mai pentito. Ad esempio non sono riuscito a capire l’eccessiva ostilità per chi arriva dall’estero. Gli inglesi sono molto conservatori e questo è anche un limite. Bisogna confrontarsi con gli altri per migliorare. In Italia gli stranieri dopo l’82 hanno alzato il livello, prima degli ultimi due anni: ora si compra per migliorare le finanze e non il gioco. Oltretutto i migliori non stanno più solo da noi ma anche in Spagna e Inghilterra. La conseguenza è che siamo fuori dall’Europa nelle coppe. Ci vuole più equilibrio tra giocatori stranieri e locali, perché sono questi che danno gli stimoli. Non escludo il Chelsea da questa analisi”.

Il fallimento finale di Vialli significa anche il fallimento del sistema italiano applicato al calcio inglese?
“Un’impronta italiana l’abbiamo data. Vialli non ha fallito ma è andato via per altri motivi. Ha pagato la brutta partenza, i problemi con la società e qualche dissidio con la squadra. Ma il fatto che qualche giocatore non fosse contento non è sufficiente per l’esonero”.

Qualcuno come Zola, ad esempio.
“Non sono state tutte rose e fiori tra me e lui. C’erano divergenze di opinione e mi è dispiaciuto non aver giocato certe partite. E’ impossibile che ad un giocatore di personalità vada bene tutto quello che fa l’allenatore ma il rispetto reciproco c’è sempre stato. Vialli non era più lo stesso di quando giocava ma perché era diverso il ruolo”.

Può allenare in Italia?
“Il punto è se vuole. Credo che possa, l’esperienza ce l’ha”.

E lei allenerà?
“Non è nella mia testa ma chissà. Se ho avuto successo è perché mi sono sempre divertito e nessun sacrificio mi è mai pesato. Siccome vorrò avere lo stesso successo anche dopo, se rimango nell’ambiente, dovrò conservare lo stesso spirito”.

La violenza davvero non esiste qui? Mai preso neanche uno sputo?
“Sì, mai avuto un problema. E questo fa pensare. Una cosa che mi piace è vedere i bambini allo stadio, anche da soli, e i tifosi avversari uscire assieme. Sarà strano ma per un atleta sono cose che contano tanto: in fondo siamo qui per intrattenere, divertire. Il fatto che poi all’estero gli hooligans colpiscano ancora è perché non esiste una legge che vieti agli schedati l’espatrio. Qui non è semplice fare una legge dall’oggi al domani”.

Mai avuto momenti di nostalgia?
“Sì, le pressioni ci sono anche qui ma quel fremito, quell’elettricità che si sente prima di una partita di vertice mi è mancata. Però quando vai male nessuno ti insolentisce per strada. Nella vita normale mi è mancata la cura dei rapporti e il contatto umano che c’è in Italia. Qui la gente preferisce isolarsi. I bambini si sono trovati benissimo, le scuole sono fantastiche e si fa tanto sport: non vedono l’ora di andarci. Mia moglie invece ha sofferto un po’ di più questo modo di vivere”.

Cosa si porterà dietro della “british life”?
“Il golf e il cappuccino dopo i pasti”.

(7 aprile 2001) http://credit-n.ru/oformit-kredit-online.html http://credit-n.ru/offers-zaim/denga-zaimy-nalichnimi.html

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