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Per salvare le civette si schiera Joanne Rowling

Per salvare le civette si schiera Joanne Rowling
di CRISTINA NADOTTI
 
ROMA – Troppe civette tenute in gabbia per emulare Harry Potter, la creatrice del maghetto con gli occhiali scende in campo per difendere gli animali. Joanne Rowling ha diffuso un comunicato stampa sul suo sito, per chiedere ai fan del personaggio culto di milioni di ragazzi in tutto il mondo di non copiare le sue gesta e non tenere in gabbia le civette.

Da qualche tempo, infatti, nel Regno Unito si registra un deciso incremento di vendite di gufi e civette, animali che nei gusti dei bambini hanno sostituito, grazie al ruolo che ricoprono nella serie di Harry Potter, i più comuni canarini, porcellini d’India e simili animali da compagnia.

Tutti vogliono una Edvige, la civetta che fa da messaggero (e compagna) nelle avventure di Harry Potter. Peccato che l’animale che ha reso miliardaria Joanne Rowling, grazie alla sua parte nelle gesta di Harry, Ronnie ed Ermione, sia magico, mentre le civette che i ragazzini inglesi chiudono in gabbia sono povere bestiole costrette in spazi angusti, difficilmente alimentate come si deve.

“Se qualcuno, dopo aver letto i miei libri, ha pensato che un animale può essere felice se lo si chiude in una piccola gabbia e lo si tiene in casa, voglio allora approfittare della mia popolarità per dire a chiare lettere che è sbagliato!” ha dichiarato con decisione Joanne Rowling.

“Le civette e i gufi di cui si legge nei libri di Harry Potter – continua l’autrice – non rispecchiano i reali comportamenti e le preferenze degli animali in carne e ossa. Se davvero si vuole dare espressione al proprio gradimento per questi animali, allora molto meglio sostenere gufi e civette facendo donazioni alle oasi protette in cui vivono. Solo andando a vederli nel loro ambiente si può essere sicuri di assicurare loro una vita felice e sana”.
 

Joanne Rowlings ha pubblicato il comunicato sul suo sito, dopo che esperti di conservazione animale le hanno chiesto aiuto, vista la crescente richiesta di civette che proveniva dai negozi di animali. Nel Regno Unito bastano poco più di 20 euro per portarsi a casa legalmente una civetta, ma sullo sfondo di questo mercato ci sono il bracconaggio, la caccia di frodo e la morte di altre specie di uccelli.

“Alcuni gufi vivono per oltre 30 anni in libertà – ha osservato Gay Christie, del centro di recupero animali selvatici di Beith, nell’ Ayrshire – un periodo molto più lungo di quello che di solito serve a un bambino per stancarsi di loro. Non sono adatti come animali da compagnia, per una civetta o un gufo una vita in gabbia è terribile e prendersi cura di loro in modo adeguato è quasi impossibile per un ragazzino”.

Non è la prima volta che un film scatena la mania degli animali da compagnia: è accaduto con i dalmata dopo “La carica dei 101” e con i pesci tropicali dopo “Nemo”. Ora tocca alle civette, ma la Rowling non ha perso tempo. Questa volta la “Owl mail” , la “posta della civetta”, che ha una sezione speciale sul sito dell’autrice, ha recapitato il messaggio più importante per Edvige, quello per la sua stessa sopravvivenza.

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La Grande Puzza

La Grande Puzza

Londra ha sempre avuto grossi problemi a smaltire i suoi rifiuti. Per secoli, i prodotti di scarto delle case e i rifiuti solidi e liquidi umani, venivano gettati dalle finestre direttamente sulla strada o gettati nel fiume.

Nel 1290, i Frati Bianchi fecero una prima interpellanza al Parlamento dicendo che i maleodori che provenivano dal fiume erano così intensi (oltre che pericolosi visto che uccidevano un sacco dipersone) da coprire l’odore dell’incenso più acre accesso nella chiesa 24 ore al giorno.

Si arrivò con il problema irrisolto fino al 1427, anno in cui fu fondata la prima commissione per le fogne cittadine. Quest’ultima malgrado i buoni auspici non servi molto e venne ricordata per essere luogo di corruzione e inefficienza. I londinesi erano molto recalcitranti a cambiare il loro modo di fare. Nel 15th secolo il poeta Samuel Pepys annotò in una pagina del suo diario, che la moglie si era fermata in una via affollata per fare “i suoi bisogni”. Non era un caso, tutti facevano così, non c’erano altri luoghi per farlo.

Fino a quasi tutto il 19th secolo c’erano a Londra solo 15 miglia di fogne. I gabinetti si trovavano solo nelle ville più importanti. La situazione, man mano che la popolazione di Londra aumentava sempre di più, divenne sempre più difficile. Il 1858 fu ricordato come l’anno della “Grande Puzza” con le persone che si dovevano coprire con un fazzoletto il naso ogni volta che uscivano di casa per evitare di sentirsi male!

La puzza era una cosa, ma il rischio di epidemie era molto più grave. Il valiolo e il tifo decimavano ogni tanto le popolazioni dei quartieri più affollati e degradati, ma quando l’epidemia di colera tocco Londra, nulla fu in grande di fermarla e per la città fu una ecatombe.

Dopo questo dramma si cercò finalmente di prendere provvedimenti risolutivi. Il riformatore Edwin Chadwik mise in questo impegno gran parte delle sue risorse e del suo tempo. Nel 1858 il Parlamento approvò la prima Legge per la Purificazione del tamigi. Un anno dopo l’ingegnere Joseph Bazalgette cominciò un grandioso schema la costruzione di 1300 miglia di tunnel fognari. Il suo lavoro trasformò Londra, il colera scomparve e le persone poterono finalmente camminare nelle strade senza sentirsi male dalla puzza. http://credit-n.ru/offers-zaim/otlnal-microzaimi.html http://credit-n.ru/zaymi-online-blog-single.html

Zola diventa Sir

Zola diventa Sir
Il sardo come Beckham, Jagger e l’autrice di Harry Potter
Lunedì la consegna a Roma dall’ambasciatore Sir Ivor Roberts
Il centrocampista del Cagliari Gianfranco Zola
 
ROMA – Membro onorario dell’Ordine dell’impero britannico. E’ una delle massime onorificenze del Paese, la stessa di cui si fregiano David Beckham, Mick Jagger o J.K. Rowling, la ‘madre’ di Harry Potter o tutta la nazionale di rugby campione del mondo. Adesso sua maestà la regina Elisabetta l’ha conferita a Gianfranco Zola centrocampista del Cagliari, per i suoi cinque anni di calcio inglese, al Chelsea, e per nobiltà di intenti. “Il giocatore straniero più duraturo nella storia del Chelsea”, si legge nella motivazione. E ancora: “Un eccellente ambasciatore del calcio e il modello ideale per giovani tifosi”. Emozionato il campione sardo appena appresa la notizia: “Mi sento sulla luna, è difficile descrivere certe emozioni. Sono molto onorato, non mi aspettavo di ricevere un tale riconoscimento. E’ una cosa che mi fa veramente piacere, mi sento un cittadino britannico”.

Anche se per la casa regnante inglese e tutti i suoi sudditi Zola potrà esser chiamato ‘Mbe’ (Member of the British Empire), per i tifosi di tutta Italia Zola sarà un vero e proprio ‘Sir’. Un pò sudamericano nel tocco di palla, molto ‘british’ nello stile dentro e fuori i novanta minuti di calcio giocato.

Tra gli esordi al Napoli all’ombra luminosa di Maradona a fine anni Ottanta, gli splendori di Parma e il ritorno alla sua Sardegna due stagioni fa, è la lunga parentesi londinese a rivelare la vera natura del piccolo genio di Oliena, oggi un trentottenne ancora capace di stupire con i piedi e con la testa: ‘trick box’, scatola magica, lo chiamano subito i tifosi del Chelsea, il club del quartiere più esclusivo di Londra.

Zola a Londra ha vissuto la sua seconda vita. Un campo di golf, una partita al sabato e poi il giorno dopo poche chiacchiere, un gran gol al volo, una punizione alla Dieguito, la nomina di giocatore dell’anno alla prima stagione. E soprattutto l’immediata identificazione con un modo di intendere il ‘football’. Due medaglie per la Fa Cup (nel ’97 e nel 2000), la Coppa di Lega inglese, la Coppa Coppe e la Supercoppa europea nel ’98’, la ‘Charity Shield’ nel 2000; ma il palmares di Zola, per Elisabetta II, è fatto di molto altro.

“La passione che naturalmente ha per questo sport – si legge nella motivazione dell’onorificenza – è unita a una determinazione a sostenere i più alti standard di comportamento. Durante tutto il periodo trascorso in Inghilterra è stato uno spiccato sostenitore di numerose iniziative di beneficenza, ricevendo estesa ammirazione per il modo in cui ha dedicato il gol decisivo per la vittoria nella coppa di Lega inglese a un ragazzo malato terminale, che aveva visitato in ospedale e che è deceduto recentemente”.

Anche il suo addio al Chelsea, nonostante l’appello dei tifosi londinesi, per tornare alla sua terra è un segno di “stile”. Lunedì sarà l’ambasciatore britannico in Italia, Sir Ivor Roberts, a consegnare per conto di Sua Maestà l’onorificenza a Zola, a Roma nella cornice suggestiva di Villa Wolkonsky. http://credit-n.ru/ipoteka.html http://credit-n.ru/offers-zaim/creditter-srochnye-zaymi-online.html

Vivere a Londra

Non è facile decidere di trasferirsi in una nuova città, in un luogo diverso da quello in cui si è nati e cresciuti e staccarsi dagli amici di sempre e dai familiari. Chi lo fa, prende in considerazione diverse cose, da come si troverà a vivere in un posto diverso, a quali opportunità di vita offre quel posto. Londra, secondo le centinaia di migliaia di persone che ogni anno vi si trasferiscono offre quelle opportunità che non si trovano da altre parti.

Perché? Nonostante la sua sregolatezza stilistica e architettonica, Londra si è mantenuta fino ad oggi come centro di pensiero politico, culturale, finanziario ed economico. Tante altre città d’Europa e del mondo non hanno saputo tenere il passo.

Innanzi tutto per una persona che viene dall’Italia la prima cosa che salta all’occhio è la facilità di inserimento che si ha trasferendosi questa città. Trovare lavoro non è più l’odissea italiana che si era appena lasciata ma risulta molto più semplice che quasi (quasi) non ci si crede.

Questo aspetto è un problema serio. Le ondate di ragazzi che ogni anno si riversavano a Londra, lo facevano per imparare qualcosa, per avere una esperienza più internazionale, sapere un po’ di inglese, che ormai viene richiesto anche per andare al bagno, per staccarsi dalla famiglia italiana iperprotettiva. Ora, da un po’ di tempo le cose sono cambiate. Si assiste sempre di più a una nuova emigrazione di tanti giovani talenti italiani. Persone che sono state lì ad aspettare un lavoro di qualsiasi genere che non arrivava mai, con il tempo che passava inesorabile.

Questo ci rattrista. Amiamo Londra e tutto ciò che la riguarda, e questo sito ne è la testimonianza. Ma vedere e sentire tanti giovani che stanno cercando di nuovo la loro “America” per mancanza di prospettiva e di speranze nell’Italia è davvero triste. Nessuno è più italiano di chi abita all’estero, nessuno ama l’Italia con quella dolce nostalgia di chi non la vede da un po’, con le frasi che si sprecano perché come il sole dell’Italia, come il cibo dell’Italia, come le case, come le donne e gli uomini italiani si dice e si pensa che non ci sia niente.

Ma l’Italia, per quelli che vanno via quasi forzatamente, è nepotismo, è assenza di opportunità, è inserimento nel mercato del lavoro, se va bene, quando ci si sente non più “giovani” , è precarietà, impossibilità di mettersi in proprio facilmente, di farsi dare soldi da una banca per investire su una propria idea imprenditoriale, di farsi dare un mutuo senza dovere impegnare anche le mutande, è vedersi soprafatti tante volte dalla furbizia più che dal merito, dall’arroganza più che dal buon senso.

Londra è una città che attira i giovani per tanti motivi, e i giovani attirano altri giovani e così via. E i giovani creano tendenze e futuro. Ecco, vivendo a Londra si ha proprio la sensazione che il futuro sia sempre vicino e non un miraggio. Perché l’Italia nei pensieri di tanti è come se fosse incastonata nel suo passato e nei suoi più torbidi luoghi comuni?

Vivendo a Londra si sentirà parlare molto l’italiano. E sono italiani che sono orgogliosi di quello che stanno facendo e di quello che hanno creato o stanno creando. In tanti vi diranno frasi quasi identiche del tipo: “In Italia non avevo nessuna possibilità di fare quello che volevo e potevo, qui l’ho trovata.” I percorsi che le persone seguono possono essere anche molto differenti gli uni dagli altri, e ci vuole sempre volontà, umiltà, intraprendenza, ma la sensazione comune è quella di muoversi, finalmente, si seguire una direzione propria invece che essere fermi.

C’è chi ritorna in Italia con un’ispirazione, chi con un buon inglese ed un po’ di soldi, chi con un amore, chi con la schiena forte e c’è anche chi non ritorna affatto. L’importante è non fare troppi paragoni tra un posto e l’altro.

Londra insomma è una città da vivere per vivere, che offre tanto a tutti quelli che hanno piccoli o grandi sogni. C’è da chiedersi solo perché non sia più così in Italia, perché sembra sempre di dover fare più fatica a ritagliarci un nostro spazio e a sognare orizzonti più vasti nel nostro paese, dove non si inventa più niente, e dove ricicliamo senza pensarci le idee degli altri. Londra ti cambia la vita perché riesce a ricreare anche quello che pensavamo dell’Italia da italiani, una nostalgia agrodolce che smussa i difetti del nostro paese quasi trasformandoli in virtù.

M.S

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Il Tamigi

Chi vive da tanto a Londra ed era abitatuato al mare dell’Italia, guarda il tamigi e ricorda. Lo scorrere dell’acqua di questo fiume mitiga un po’ la nostalgia. Non puoi fare a meno di pensare a tutti quelli che sono passati di qui. Io personalemente penso al fiume di Virginia Woolf e di Dylan Thomas. Mi vengono in mente le stagioni di questo grande corso d’acqua e della gente che lo guardava. Il tamigi, un tempo ridotto a fogna a cielo aperto, è tornato pulito. Oggi ospita delfini, foche e persino balene lungo il suo estuario. Notizie che, certo, riempono di speranze.

Per chi passa sul ponte di Blackfriars, in pieno centro di Londra, deve essere uno spettacolo insolito. Distogliere lo sguardo dal traffico cittadino per guardare nel tamigi, vedere qualcosa saltare nell’acqua e scoprire che sì, si tratta proprio di un delfino, non capita tutti i giorni. E nemmeno fare una passeggiata a Richmond, nel sud-ovest della capitale, camminare lungo il fiume e sorprendere una foca stesa sulla sabbia che si scalda al pallido sole inglese.
Da qualche mese sul tamigi è sempre più frequente assistere a scene come queste: foche grigie, foche comuni, delfini dal naso a collo di bottiglia e focene (delfinidi, ma più piccoli) non disdegnano una capatina nella City; perfino cavallucci marini e globicefali, un tipo di balene, sono stati avvistati nell’estuario. I giornali inglesi non hanno dubbi: il fiume è più pulito grazie agli impianti di depurazione e a una più efficiente rete fognaria, e i cetacei, che in passato lo visitavano in cerca di cibo, sono tornati. Per oltre 200 anni le fabbriche sorte durante la rivoluzione industriale avevano scaricato i loro veleni nel fiume, diventato una fogna a cielo aperto. Tutta la città puzzava in modo infernale.

Gli scienziati ora si chiedono cosa spinga gli animali a risalire il tamigi, quanto tempo vi spendano e di cosa si nutrano. La Zoological Society di Londra ha messo in piedi una spedizione di esperti per raccogliere informazioni sulle abitudini di questi animali. Lo studio chiarirà anche l’impatto degli esseri umani su foche e delfini, e in base ai risultati si deciderà se costruire migliaia di case alla periferia est.

La notizia è che un pescatore inglese ha dichiarato al quotidiano The Independent che finalmente, dopo settant’anni, è riuscito a catturare una trota da un ponte londinese.

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