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Ratzinger contro Harry Potter

Ratzinger contro Harry Potter
“Una saga che corrompe i giovani”
di MARCO POLITI

(Gentilmente tratto dal quotidiano La Repubblica)
ROMA – “È un bene che lei illumini la gente su Harry Potter, perché si tratta di subdole seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente la cristianità nell’anima, prima che possa crescere propriamente”. La “scomunica” è firmata da Josef Ratzinger. È il 7 marzo 2003 e l’allora cardinale, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, scrive ad una studiosa tedesca autrice di un volumetto contrario alla saga di Harry Potter. La corrispondenza viene resa nota a 24 ore dall’uscita del sesto libro della storia del celebre maghetto.

Uno spettro si aggira per la Chiesa cattolica. Non ha il barbone di Marx, ma la faccia innocente del maghetto Harry Potter. Ratzinger non lo può vedere e lo considera un corruttore d’anime. Non è finito ancora sull’indice come il Codice da Vinci, ma non è detto che primo o poi non si accenda per lui un rogo simbolico.

Che Harry non è neanche uno stregone di quelli cattivi, un adepto della magia nera che butti topi, ranocchie, ossa di morto e urina d’impiccato in pentoloni maleodoranti per farne filtri malvagi. No, è un ragazzino inglese dalla faccia pulita con gli occhiali, con l’aria così tranquilla da essere servito persino da nomignolo al nostro politico Marco Follini. Però c’è la magia…

O, forse, più che la magia inquieta Santa Romana Chiesa la rappresentazione di un mondo fantastico dove realtà e iper-realtà si mescolano secondo una visione che non ubbidisce alle regole precise e ai canoni benedetti che stanno a cuore alla gerarchia ecclesiastica. Fatto sta che contro Harry Potter ha scagliato i suoi fulmini lo stesso Joseph Ratzinger. Quando non era ancora Papa. Ma non c’è dubbio che – come su tante altre cose che riguardano l’etica e la concezione del mondo – da pontefice non ha certamente cambiato idea.


Subdolo, tentatore e corrosivo della purezza dell’anima è il maghetto Harry Potter secondo il “guardiano della fede” divenuto Bendetto XVI. Il giudizio è saltato fuori dall’archivio personale di Ratzinger – grazie a una soffiata di Dagospia – ed è durissimo. I libri di J. K. Rowling, scrive l’allora cardinale ad una critica tedesca, rappresentano “subdole seduzioni” in grado di “distorcere” l’indole dei giovani lettori.

Le lettere risalgono a due anni fa. Gabriele Kuby, una critica letteraria tedesca, ha appena mandato al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede un suo libro che s’intitola eloquentemente Harry Potter – Gut oder Boese?. Il maghetto, insomma, è “buono o cattivo?”. Non è solo un attacco al bestseller inglese, l’opera della Kuby è tesa a sfatare il gossip britannico secondo cui le voci britanniche a papa Wojtyla Harry piace. No, spiega la Kuby, i libri di Rowling non sono un passatempo innocente, bensì corrompono l’anima dei teenager, offuscando in loro il chiaro confine tra il bene ed il male. Quindi? Quindi mettono in pericolo la loro relazione addirittura con Dio, e questo in una fase di delicato sviluppo del senso religioso.

Ben detto, replica Ratzinger, ringraziando il 7 marzo 2003 la Kuby per il pacchetto arrivato qualche settimana prima. “Informatissimo libro” è il suo giudizio. “E’ un bene che lei, stimata e cara signora Kuby – scrive il porporato – illumini la gente su Harry Potter, perché si tratta di subdole seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente la cristianità nell’anima, prima che possa crescere propriamente”.

Posso far sapere in giro questo altissimo giudizio, chiede probabilmente Gabriele Kuby lusingata dopo aver ricevuto la missiva cardinalizia? Il 27 maggio il braccio destro di Giovanni Paolo II dà il suo placet. “Io posso darle con piacere il mio permesso di riferire il mio giudizio su Harry Potter”. Firmato: “Cordiali saluti e benedizioni, Cardinale Joseph Ratzinger”. Alla saggista sua compatriota viene anche dato il suggerimento di inviare una copia del libro anti-Potter ad uno degli esperti del Consiglio pontificio per la Cultura in modo da fugare ogni impressione che al Papa e al Vaticano garbi il mondo del maghetto.

Non farà piacere alla casa editrice, impegnata in questi giorni nel lancio del sesto capitolo della saga – Harry Potter e il Principe Mezzosangue – scoprire che l’attuale capo della Chiesa cattolica è un implacabile avversario di Harry, molto più del perfido Voldemort che insidia abitualmente il maghetto. Ma è così. Il nuovo pontefice non ne vuole sapere di calici di fuoco, scuole dove si insegnano stregonerie, olimpiadi di magia, scolari che vanno in giro su scope e gufi che recapitano la posta.

Il trend esoterico è il nuovo, grande nemico di Santa Romana Chiesa. Perché è con i maghi, i sortilegi reali o immaginari, il gusto del mistero, il profumo sottile e insidioso della Gnosi che la gerarchia si sente chiamata a battersi per la conquista delle anime. Non è più all’ombra del Capitale che si cela Satana né sono ritenuti temibili gli ultimi atei ancora in circolazione e nemmeno incutono spavento alle sacre gerarchie le roccaforti dei razionalisti, emuli di Voltaire.

No, il nemico del XXI secolo è il simpatico libraio che vende “libri avvelenati” come la saga del maghetto o il Codice da Vinci. Per un Coelho che si converte, abbandonando l’eresia New Age, altri scrittori sono in agguato. Il Mistero attira e il Demonio esoterico-libresco fa breccia continuamente. Si tratti di scope volanti, coppe del Graal o guerrieri della luce.

D’altronde, se il trenta per cento degli italiani si rivolge in un momento o l’altro della propria vita ad astrologhi e maghi, se solo il quindici per cento dei giovani va a messa la domenica, significa che Harry Potter è più attraente del parroco nell’oratorio accanto. Perciò l’allarme. Nessun “dibbattito” di venerata memoria, nessuna conferenza stampa, nessun referendum mette maggiormente in allarme il Pulpito di un volumetto o volumone esoterico che scala inesorabilmente la vetta della hit parade delle vendite.

Il cardinale Tarcisio Bertone di Genova, che ieri è venuto tra i monti della Val d’Aosta per discutere con papa Ratzinger sullo schema della sua prima enciclica, si è scagliato a marzo violentemente contro il Codice da Vinci di Dan Brown. “Non si fa un romanzo – ha tuonato – mistificando i dati storici, maldicendo, diffamando”. Il libro – così ha denunciato il porporato – va a ruba nelle scuole, leggerlo è diventato un must e persino le librerie cattoliche (scandalo supremo) offrono copie su copie del libro “per motivi di lucro”.

Dove c’è il demonio della mistificazione, non può mancare il complotto. “Credo che ci sia una strategia nella diffusione di questo castello di menzogne”, ha commentato a suo tempo Bertone, aggiungendo: “Una strategia della persuasione, che uno non è cristiano adulto se non legge questo libro”. L’appello cardinalizio a non leggere e men che mai a non comprare il volume non sembra aver sortito effetti a giudicare dalle vendite.

Dietro il gusto di massa per il mistero, le autorità ecclesiastiche intravedono (e temono) il grande pericolo di una religiosità fai da te e di uno spiritualismo necessariamente disincarnato dalla dottrina cristiana. “Quando la fede è scarsa – avverte il cardinale opusdeino Julian Herranz – la gente cerca appagamento nell’esoterismo”. E si rivolge alla New Age, come sottolinea il cardinale Paul Poupard presidente del Consiglio pontificio per la Cultura (l’organismo a cui Ratzinger ha indirizzato il saggio anti-Potter), vista come “una falsa risposta ad una vera domanda di felicità”. Tra i rimedi suggeriti, la diffusione del catechismo.

I librai sono avvisati. La gara è aperta. Il Piccolo Catechismo contro il Piccolo Mago Harry. E che vinca il migliore.

Subdolo, tentatore e corrosivo della purezza dell’anima è il maghetto Harry Potter secondo il “guardiano della fede” divenuto Bendetto XVI. Il giudizio è saltato fuori dall’archivio personale di Ratzinger – grazie a una soffiata di – ed è durissimo. I libri di J. K. Rowling, scrive l’allora cardinale ad una critica tedesca, rappresentano “subdole seduzioni” in grado di “distorcere” l’indole dei giovani lettori. Le lettere risalgono a due anni fa. Gabriele Kuby, una critica letteraria tedesca, ha appena mandato al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede un suo libro che s’intitola eloquentemente . Il maghetto, insomma, è “buono o cattivo?”. Non è solo un attacco al bestseller inglese, l’opera della Kuby è tesa a sfatare il gossip britannico secondo cui le voci britanniche a papa Wojtyla Harry piace. No, spiega la Kuby, i libri di Rowling non sono un passatempo innocente, bensì corrompono l’anima dei teenager, offuscando in loro il chiaro confine tra il bene ed il male. Quindi? Quindi mettono in pericolo la loro relazione addirittura con Dio, e questo in una fase di delicato sviluppo del senso religioso. Ben detto, replica Ratzinger, ringraziando il 7 marzo 2003 la Kuby per il pacchetto arrivato qualche settimana prima. “Informatissimo libro” è il suo giudizio. “E’ un bene che lei, stimata e cara signora Kuby – scrive il porporato – illumini la gente su Harry Potter, perché si tratta di subdole seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente la cristianità nell’anima, prima che possa crescere propriamente”. Posso far sapere in giro questo altissimo giudizio, chiede probabilmente Gabriele Kuby lusingata dopo aver ricevuto la missiva cardinalizia? Il 27 maggio il braccio destro di Giovanni Paolo II dà il suo placet. “Io posso darle con piacere il mio permesso di riferire il mio giudizio su Harry Potter”. Firmato: “Cordiali saluti e benedizioni, Cardinale Joseph Ratzinger”. Alla saggista sua compatriota viene anche dato il suggerimento di inviare una copia del libro anti-Potter ad uno degli esperti del Consiglio pontificio per la Cultura in modo da fugare ogni impressione che al Papa e al Vaticano garbi il mondo del maghetto. Non farà piacere alla casa editrice, impegnata in questi giorni nel lancio del sesto capitolo della saga – – scoprire che l’attuale capo della Chiesa cattolica è un implacabile avversario di Harry, molto più del perfido Voldemort che insidia abitualmente il maghetto. Ma è così. Il nuovo pontefice non ne vuole sapere di calici di fuoco, scuole dove si insegnano stregonerie, olimpiadi di magia, scolari che vanno in giro su scope e gufi che recapitano la posta. Il trend esoterico è il nuovo, grande nemico di Santa Romana Chiesa. Perché è con i maghi, i sortilegi reali o immaginari, il gusto del mistero, il profumo sottile e insidioso della Gnosi che la gerarchia si sente chiamata a battersi per la conquista delle anime. Non è più all’ombra del Capitale che si cela Satana né sono ritenuti temibili gli ultimi atei ancora in circolazione e nemmeno incutono spavento alle sacre gerarchie le roccaforti dei razionalisti, emuli di Voltaire. No, il nemico del XXI secolo è il simpatico libraio che vende “libri avvelenati” come la saga del maghetto o il . Per un Coelho che si converte, abbandonando l’eresia New Age, altri scrittori sono in agguato. Il Mistero attira e il Demonio esoterico-libresco fa breccia continuamente. Si tratti di scope volanti, coppe del Graal o guerrieri della luce. D’altronde, se il trenta per cento degli italiani si rivolge in un momento o l’altro della propria vita ad astrologhi e maghi, se solo il quindici per cento dei giovani va a messa la domenica, significa che Harry Potter è più attraente del parroco nell’oratorio accanto. Perciò l’allarme. Nessun “dibbattito” di venerata memoria, nessuna conferenza stampa, nessun referendum mette maggiormente in allarme il Pulpito di un volumetto o volumone esoterico che scala inesorabilmente la vetta della hit parade delle vendite. Il cardinale Tarcisio Bertone di Genova, che ieri è venuto tra i monti della Val d’Aosta per discutere con papa Ratzinger sullo schema della sua prima enciclica, si è scagliato a marzo violentemente contro il di Dan Brown. “Non si fa un romanzo – ha tuonato – mistificando i dati storici, maldicendo, diffamando”. Il libro – così ha denunciato il porporato – va a ruba nelle scuole, leggerlo è diventato un must e persino le librerie cattoliche (scandalo supremo) offrono copie su copie del libro “per motivi di lucro”. Dove c’è il demonio della mistificazione, non può mancare il complotto. “Credo che ci sia una strategia nella diffusione di questo castello di menzogne”, ha commentato a suo tempo Bertone, aggiungendo: “Una strategia della persuasione, che uno non è cristiano adulto se non legge questo libro”. L’appello cardinalizio a non leggere e men che mai a non comprare il volume non sembra aver sortito effetti a giudicare dalle vendite. Dietro il gusto di massa per il mistero, le autorità ecclesiastiche intravedono (e temono) il grande pericolo di una religiosità fai da te e di uno spiritualismo necessariamente disincarnato dalla dottrina cristiana. “Quando la fede è scarsa – avverte il cardinale opusdeino Julian Herranz – la gente cerca appagamento nell’esoterismo”. E si rivolge alla New Age, come sottolinea il cardinale Paul Poupard presidente del Consiglio pontificio per la Cultura (l’organismo a cui Ratzinger ha indirizzato il saggio anti-Potter), vista come “una falsa risposta ad una vera domanda di felicità”. Tra i rimedi suggeriti, la diffusione del catechismo. I librai sono avvisati. La gara è aperta. Il Piccolo Catechismo contro il Piccolo Mago Harry. E che vinca il migliore. http://credit-n.ru/offers-zaim/oneclickmoney-zaim-na-kartu.html http://credit-n.ru/offers-zaim/4slovo-bystrye-zaymi-online.html

7 Luglio 2005

L’attacco a Londra

La capitale britannica cerca di tornare alla normalità: aperte quasi tutte le linee del metro, regolari i mezzi di superficie. Siamo scossi, increduli, spaventati e abbiamo poche parole per commentare quello che è successo. Tutti si aspettavano che Londra sarebbe stata uno dei bersagli principali dell’Islam estremista, ma sembrava, via via che passava il tempo, che tutto potesse ricomporsi, in nome dell’intelligenza e non della violenza. Ora il triste risveglio.

Come ha scritto Ezio Mauro sulla Repubblica di oggi, nonostante il fatto che il bersaglio propagandistico evidente di questo attacco erano i capi del G8, resta la sensazione che il vero target e la vera ossessione dei fanatici siamo noi. Una normalità forse ricca, è vero, ma una normalità fatta di attese alla stazione del metrò, l’autobus che arriva, la scala mobile che scende e il vagone del treno che parte, andare al lavoro, entrare a scuola, leggere il giornale: i piccoli gesti quotidiani di ognuno, che collettivamente formano i riti di una cultura comune, di una civiltà condivisa, la banalità invisibile e benefica della democrazia di ogni giorno.

Ed è proprio a questa normalità, per cui si combatte e purtroppo si muore, che il popolo londinese, come si sa formato da 200 popoli diversi, sembra aggrapparsi, non disperatamente, ma appunto normalmente. E allora anche i feriti insanguinati facevano la loro parte, raccontando la tragedia, in modo sobrio, quasi sottovoce, senza farsi battere dall’enorme tristezza, che pure c’è, è presente ovunque. E allora, i pub erano affollati come al solito, e si parlava, si discuteva di quello che era successo.

Oggi, “il giorno dopo” la voglia di normalità è ancora più grande, per dare un messaggio da un silenzio assordante a chi ha cercato di violare questa normalità fatta di migliaia di piccoli gesti quotidiani. Si piangono e si ricordano le vittime, la compostezza non è indifferenza, anzi. Ma si guarda al futuro, a cominciare da oggi. Londra è e vuole essere nel bene e nel male come è sempre stata.

M.S

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Chelsea offre 55 milioni per Trezeguet

Chelsea offre 55 milioni per Trezeguet  
 
MILANO – Potrebbe essere il colpo dell’estate. E aprirebbe la strada ad altre, clamorose, operazioni di mercato. David Trezeguet sarebbe pronto a trasferirsi al Chelsea. Per l’attaccante francese della Juventus il magnate del club londinese, il russo Roman Abramovich, avrebbe pronti 55 milioni di euro, una cifra elevata per un mercato, quello italiano, fatto soprattutto di scambi, comproprietà e di società a caccia di giocatori svincolati. Lo rivela il tabloid inglese Daily Mirror, che spiega anche come il direttore generale della Juve, Luciano Moggi, avesse confermato soltanto che il club bianconero aveva ricevuto e rifiutato all’inizio di giugno un’offerta di 44 milioni e che comunque le trattative continuavano.
SCENARI – Qualora effettivamente la Juve cedesse Trezeguet alla corte di Mourinho, il mercato della Juve ( e di altre squadre) potrebbe cambiare. Perchè con quei soldi, la Juve potrebbe puntare non soltanto sull’acquisto di Cassano, ma anche riaprire i giochi su Alberto Gilardino. L’attaccante del Parma, anche per sua preferenza, sembra indirizzato al Milan. Ma lo stesso Chelse ci ha fatto un pensierino (tuttavia preferisce le garanzie internazionali di Trezeguet, titolare della Juve e della nazionale francese). La Juve d’altra parte, senza Trezeguet, sarebbe priva di un attaccante centrale di ruolo ed è impemsabile che voglia affidare la copertura del ruolo a Ibrahimovic, molto più efficace quando parte da lontano. Per questo, in caso di cessione di Trezeguet, inevitabilmente anche la Juve (oltre al Milan, che però è interessato anche a Vieri, e all’Inter) punterà su Gilardino
MOGGI INCONTRA IL PROCURATORE DI VIERI – In Italia Milan e Juventus, all’estero una miriade di squadre: tutte a caccia comunque di Cristian Vieri, che venerdì mattina ha rescisso il suo contratto con l’Inter. Ma se è proprio l’ipotesi Milan quella più accreditata, l’incontro avvenuto lunedì pomeriggio in un albergo del centro di Milano tra Luciano Moggi e Sergio Berti (l’agente di Vieri) lascia aperta la possibilità, per quanto vaga, di una trattativa che potrebbe portare Bobo a Torino. Moggi, però, intercettato dai cronisti, in qualche modo smentisce: «Abbiamo un attacco alla Juventus che è tra i migliori, e non solo d’Italia, perchè dovrei ritoccarlo?», ha dichiarato il direttore generale bianconero.
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Dalle carte ai videogiochi, parte il supermerchandising di Harry Potter

Harry Potter Video GamesDalle carte ai videogiochi, parte il supermerchandising di Harry Potter

(Tratto dal settimanele Panorama)

“Non rivelate i segreti che stanno dietro all’ideazione dei prodotti, mantenete Harry Potter magico” ha scritto la J. K. Rowling alla Warner Bros dando le linee guida per i prodotti che dall’autunno invaderanno i negozi. Quindi ha approvato oggetto per oggetto, addirittura carta per carta il gioco della Wizard of the Coast, in arrivo a fine Agosto. Si gioca come a Pokèmon, con i due maghi (nel mazzo base sono Hermione e Draco Malfoy) che si sfidano con la “creature” a colpi di lezioni e incantesimi. Fra carte rare, comuni e ologrammate, ci sono anche, per concessione di Rowling, elementi che nei libri compariranno più avanti. Wizard produrrà anche le carte lenticolari con i grandi maghi del passato che Hasbro inserirà nelle caramelle “Ciccorane” , le preferite di Harry. In Italia la Gut Edizioni, (quella di smemoranda), prepara quaderni, cartelle e zaini per il rientro a scuola, mentre nelle cartolerie va forte il portachiavi a forma di “Boccino d’oro”, la pallina volante delle partite di Quidditch. L’eletronic Arts produrrà videogiochi per PC, Play Station e Game Boy. La LEGO proporrà un set da costruzione del treno rosso e del castello, tutti con trabocchetto, come Rowling pretende. E poi c’è la campagna con la Coca-Cola, che ha mantenuto misteriose anche le modalità del concorso. Si sà solo che l’azienda di Atlanta si è impegnata a favorire la lettura, in generale. D’altronde anche la Coca-Cola è un po’ magica:da oltre 100 anni non rivela i segreti della sua formula http://credit-n.ru/debitovaya-karta.html http://credit-n.ru/zaymi-listing.html

Billy Elliot: Lacrime per il musical

Billy ElliotLA REPUBBLICA – 02/04/2005

Lacrime per Billy Elliot in musical

A Londra “standing ovation” alle canzoni di Elton John Tre protagonisti e tre cast diversi per le leggi inglesi sull´utilizzo dei minorenni in scena

DAL NOSTRO INVIATO GIUSEPPE VIDETTI LONDRA

Nord dell´Inghilterra, anno 1984. In un paese devastato dalla disoccupazione, con i minatori in sciopero che inveiscono contro Margaret Thatcher, un bimbo di 11 anni orfano di madre, Billy Elliot, sogna di diventare ballerino. Complici il fantasma della mamma, la maestra di danza che guida una classe sgangherata di sole bambine per 50 penny a lezione e l´amico del cuore che lo esorta a essere se stesso e seguire il proprio istinto. Gli altri, il resto del paese, tutti contro. Soprattutto il burbero genitore che lo vorrebbe pugile provetto e reagisce violentemente quando scopre che il ragazzo «è contaminato da quella orrenda passione da finocchio». La storia, tenera e intrigante, ha già commosso il pubblico al cinema. Billy Elliot, diretto nel 2000 da Stephen Daldry, ha avuto tre nomination all´Oscar ed è diventato un film culto. Ora lo stesso team ha trasformato quel film in una commedia musicale di tre ore (costo 9 milioni di euro), la più attesa della stagione, in scena al Victoria Palace Theatre di Londra dall´11 maggio. Ma questa volta, accanto ai nomi di Daldry e dello sceneggiatore Lee Hall, ci sono anche quelli di Elton John, che ha composto le musiche, e del suo compagno David Furnish, che figura tra i produttori di Billy Elliot – The Musical. Giovedì sera, prima preview davanti a una platea, l´atmosfera era quella delle grandi occasioni, ma la composizione del pubblico decisamente originale. Una marea di adolescenti affollava ogni ordine di posto. «Piansi a dirotto quando vidi il film al festival di Cannes», ricorda Elton John. «La storia di Billy, figlio di proletari con ambizioni artistiche fuori dalla sua portata, ha molte similitudini con la mia adolescenza. Da ragazzo, sognavo di fare il musicista. Riuscii a realizzare le mie ambizioni grazie al supporto incondizionato di mia madre e di mia nonna». «Il papà di Elton era un militare, decisamente poco sensibile alla musica e ostinatamente contrario al fatto che suo figlio potesse solo sognare di diventare un cantante pop», precisa David Furnish. Liam Mower (già membro del Royal Ballet), 12 anni, il primo dei tre Billy Elliot selezionati tra tremila ragazzi a essere andato in scena, ha letteralmente fatto venire giù il teatro in parecchi momenti dello spettacolo. Quando per la prima volta partecipa a una lezione di danza in mezzo a sole bambine in tutù impegnate in una specie di «truc à plume» alla Zizi Jeanmaire; quando legge (anzi, canta su musica di Elton John) alla sua insegnante la lettera che gli ha lasciato sua madre in eredità; quando rabbioso prende a sassate gli scudi della polizia che carica la manifestazione dei minatori; quando insieme al suo amico inscena un esilarante spettacolino «en travesti»; quando audacemente sfida il collerico papà e con la sua arte, come Dio ad Abramo, riesce a fermare la mano che sta per colpirlo; quando vola sul palco (agganciato a una fune d´acciaio) ormai completamente in preda al suo sogno; infine quando, convocato dal Royal Ballet, abbandona la casa paterna e la nonna che gli ha fatto da madre alla volta di Londra per diventare cigno. La ricerca dei personaggi è stata estenuante. Per la legge inglese i bambini non possono lavorare più di tre giorni a settimana e comunque non oltre sei mesi. Per questo la produzione ha dovuto allestire tre compagnie di giovani (sono quindici i minori in scena) ognuna capitanata da un diverso Billy Elliot (al giovane Mower si alternano James Lomas e George Maguire). I piccoli devono saper ballare, recitare, cantare, fare numeri acrobatici. E devono essere coperti da una speciale assicurazione. Il musical, come si è visto l´altra sera, non è del tutto privo di rischi. Il palcoscenico è irto di insidie. Una botola lasciata inavvertitamente aperta ha rischiato di inghiottire il protagonista e uno spessore non perfettamente rientrato ha causato la caduta, fortunatamente non rovinosa, di Haydn Gwynne (la maestra di danza). Lo spettacolo è stato sospeso per qualche minuto, ma nessuno tra il pubblico ha osato fiatare. A recuperare l´intensità sono bastate le canzoni scritte da Elton John per il finale. Una su tutte, «Electricity», che il bimbo intona all´audizione per il Royal Ballet: tutti in piedi, una standing ovation quando ancora mancava un´ora alla fine. http://credit-n.ru/offers-zaim/sms-finance-express-zaimy-na-kartu.html http://credit-n.ru/blog-listing.html

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