18/01/2006
Londra, killer condannato per rottura contrattuale
Londra, killer condannato per rottura contrattuale
(Gentilmente tratto dal sito Repubblica.it)
All’uomo è stata imputata la rottura del contratto La pena: quindici mesi di carcere e un risarcimento dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI Old Bailey, tribunale centrale inglese a Londra LONDRA – Un contratto è un contratto, e in un paese amante delle regole come la Gran Bretagna va rispettato: anche se è un contratto di omicidio. La storia è questa: un’anziana signora inglese, malata e depressa, decide di farla finita con la vita. Ha già provato una volta a suicidarsi, ma le è andata male, e non ha il coraggio di provarci di nuovo. Allora chiede a un suo conoscente di aiutarla a trovare un contract killer, un assassino professionista, di quelli che commettono omicidi su commissione, ovviamente in cambio di denaro. Il conoscente in un primo tempo promette di trovarglielo, l’assassino, poi però si offre di fare lo sporco lavoro di persona. Il prezzo di partenza, 5000 sterline, sale fino a 20000, l’equivalente di quasi trentamila euro, che il presunto killer intasca poco alla volta in assegni e contanti. Ma pur avendo indicato alla sua “cliente” il giorno, l’ora e il luogo in cui l’avrebbe fatta fuori, l’uomo non onora la promessa. Anzi, scompare dalla circolazione: essendo partito per Tenerife, isole Canarie, dove se la spassa per settimane insieme alla moglie, a cui racconta di avere vinto alla lotteria. Ma, quando il tizio rientra in patria, viene arrestato. Durante la sua assenza, infatti, la vittima designata, furiosa di essere ancora viva, lo ha denunciato. Al processo, il giudice non lo incrimina per il reato più grave, tentato omicidio, perché in effetti, ad ucciderla, lui non solo non ci ha mai provato ma non ci ha neppure lontanamente pensato; in compenso però lo condanna per avere imbrogliato la donna, estorcendole denaro con una promessa – quella di assassinarla – che non ha mantenuto. Rottura del contratto, in poche parole, che un tribunale della contea del Kent ha tradotto in 15 mesi di carcere, più un “risarcimento” di 2000 sterline. Quello che era rimasto al mancato assassino: il resto, infatti, lo aveva già speso in vacanze, divertimenti e bagordi. Raccontata dal Times di Londra, che le ha dedicato ieri tutta pagina tre, la vicenda si può leggere in vari modi: come una tragedia; come una dark comedy, una tragicommedia; o come una conferma dell’eccentricità del popolo inglese. Perfino il giudice ha ammesso di non avere mai avuto a che fare con un caso tanto “bizzarro”. A renderlo un po’ meno stravagante contribuisce un particolare: la donna e il finto assassino si erano conosciuti in una casa di cura per malati di mente, entrambi ricoverati per un’acuta depressione. Dei due bisogna dirlo lui ne è uscito decisamente meglio, almeno fino a che il giudice non lo ha sbattuto in prigione. Adesso ci vorrebbe un lieto fine (i due si innamorano?), e un bravo sceneggiatore capace di trasportare il tutto a Hollywood. (18 gennaio 2006)