16/06/2006
Il DNA del Vaiolo arriva per posta
Il Dna del vaiolo arriva per posta
L’ESPERIMENTO DEL GUARDIAN: UN LABORATORIO LONDINESE HA SPEDITO A RICHIESTA E SENZA ALCUN CONTROLLO IL MATERIALE GENETICO NECESSARIO
La legge inglese non lo vieta. È allarme, i terroristi potrebbero scatenare il contagio
LONDRA. Una provetta arrivata per posta. Raccomandata, in busta imbottita, indirizzo privato. Nella fiala, una goccia di gel bianco: una sequenza incompleta, modificata, tratta dal Dna del vaiolo. Costo: 33 sterline e 8 pence. Per richiederla a un laboratorio inglese di biotech, che non si è neppure accorto di avere affrancato e spedito un «mattone» genetico di un mortale patogeno, è bastato inventare il nome di una ditta, con tanto di email libera e numero di cellulare. È stato facilissimo per il «Guardian» dimostrare che qualunque terrorista dotato di laboratorio e PhD potrebbe ordinare per posta i segmenti del devastante virus, incollarli nell’ordine giusto e decimare l’umanità. Il genoma della malattia ormai debellata è infatti pubblicamente disponibile su banche dati online.
L’inchiesta del giornale britannico ha fatto venire i sudori freddi a politici ed esperti di armi batteriologiche, i quali si sono improvvisamente resi conto che esiste un vuoto legislativo per cui i laboratori di biotecnologia non hanno l’obbligo di filtrare e verificare le richieste di sequenze di patogeni potenzialmente pericolosi. Prima di acquistare online quel piccolo pezzo di Dna del vaiolo, il «Guardian» aveva interpellato alcuni scienziato. Quindi aveva chiesto alla ditta inglese VH Bio Ltd tre piccole modifiche alla sequenza, cioé delle «interruzioni» in modo da renderla innocua e anche per essere sicuro di non violare la legge antiterrorismo del 2001 che proibisce il possesso e l’uso dei pericolosi «patogeni e tossine categoria 5», Dna incluso.
Il fornitore ha telefonato per verificare l’indirizzo, ma il giornalista ha addotto la scusa che la presunta ditta stava cambiando sede. La sequenza genetica recapitata all’indirizzo di un appartamento nella parte settentrionale di Londra, conteneva 78 lettere del Dna del vaiolo, parte del rivestimento proteico del virus. «Alan Volkers, presidente di VH Bio Ltd – scrive il giornale – ha detto che la ditta ignorava che la sequenza da loro prodotta fosse una sequenza modificata del virus del vaiolo, aggiungendo che molti clienti regolari richiedono sequenze del Dna di organismi patogeni, e la sua ditta di norma non scannerizza ordini di sequenze contenenti meno di 100 lettere». La VH Bio, come altre ditte del settore, smaltisce quotidianamente centinaia di ordini di sequenze genetiche brevi.
Dice il dottor Volkers: «Sarebbe impossibile filtrarle tutte e lavorare con successo. Non ci sono regole che ci richiedano di effettuare controlli sul background dei clienti. Se verranno introdotte, le rispetteremo». Nessuno in questo caso ha violato la legge, ma il punto è che chiunque al momento può ordinare sequenze genetiche, e le domande e i controlli sono facoltativi. «È un campo nuovo e le regole non si sono ancora adeguate alla tecnologia», dice Robert Jones della ditta di Seattle Craic Computing, che costruisce software-filtro per alcuni laboratori di biologia di sintesi. E infatti un loro software chiamato «Blackwatch», preposto a rilevare sequenze genetiche simili a quelle di organismi pericolosi, ha puntualmente identificato come sospetta la sequenza richiesta dal «Guardian».
È la nuova frontiera della biologia di sintesi, che intende creare nuove forme di vita e permette di produrre virus artificiali partendo da singoli geni. È già stato possibile ricostruire in laboratorio la polio e l’influenza spagnola. Il genoma del vaiolo è molto più lungo e complesso, in quanto è composto di 185 mila lettere. Anche se il virus è sotto chiave nei laboratori americani e russi è inammissibile che qualche terrorista possa acquistarne sequenze artificiali molto corte senza dare nell’occhio: secondo uno studio, infettando 10 persone il virus ne farebbe ammalare 2,2 milioni in soli 180 giorni.
Edward Hammond, esperto di armi biologiche per l’organizzazione non governativa «Sunshine Project», dice: «La cosa più preoccupante della biologia di sintesi è che rende capaci di creare nuove malattie potenzialmente pericolosissime o ricrearne altre che erano state debellate». Eckard Wimmer, della State University di New York auspica regole severe per i laboratori. Il deputato britannico Phil Willis, presidente della commissione parlamentare scienza e tecnologia, rabbrividisce: «È la storia più sconvolgente che abbia sentito da qualche tempo a questa parte. Chiaramente è un enorme vuoto legislativo che bisogna riempire». Anche Alistair Hay, esperto di armi biochimiche all’Università di Leeds, è preoccupato: «Mi sorprende che sia stato così facile».