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Blair toglie ai poveri per dare ai ricchi

IL DOCUMENTO: UNA SERIE DI RISPARMI LIMITATI TAGLIANDO PARZIALMENTE I SUSSIDI PER LE ECONOMIE DEBOLI DELL’EST
Blair toglie ai poveri per dare ai ricchi
Londra presenta la sua proposta di bilancio Ue senza rinunciare agli sconti britannici
5/12/2005
di Enrico Singer

BRUXELLES. Una riduzione del bilancio dell’Unione europea di 25 miliardi di euro rispetto all’ipotesi che era stata discussa sei mesi fa e che era naufragata in una tempesta di veti incrociati. Un risparmio da realizzare tagliando circa il 10 per cento dei sussidi previsti a favore delle economie deboli dei Paesi dell’ex blocco comunista entrati nella Ue l’anno scorso e riducendo – ma non più del 15 per cento – il contestato sconto di cui la Gran Bretagna beneficia, dal 1983, sul suo contributo alle casse comuni.

Sono questi i tre punti cardinali della proposta che oggi Tony Blair invierà ufficialmente ai Venticinque con la speranza di arrivare a un accordo nel vertice europeo che si terrà a Bruxelles il 15 e il 16 dicembre. Ma la strada si presenta tutta in salita perché il piano britannico scontenta i nuovi partner dell’Unione e non entusiasma nemmeno i vecchi soci del club europeo. Tanto che la prospettiva di un altro fallimento è concreta. Alla crisi politica innescata dal doppio no dei referendum sulla Costituzione in Francia e Olanda si aggiungerebbe, così, una crisi finanziaria con il rischio di dover ricorrere – e sarebbe la prima volta – a una forma di amministrazione provvisoria che metterebbe in pericolo gli ambiziosi progetti per rendere più competitiva l’economia europea. La paura di sprofondare in un nuovo disastro è, forse, la molla più robusta che potrebbe spingere i Venticinque a trovare un compromesso. Una prima verifica delle possibilità d’intesa ci sarà già dopodomani, mercoledì, quando i ministri degli Esteri si chiuderanno in conclave a Bruxelles per discutere la proposta britannica. In realtà, l’ultima spiaggia per trovare un accordo è il giugno del 2006 perché le prospettive finanziarie in discussione sono quelle del periodo 2007-2013.

La mediazione definitiva, quindi, potrebbe passare alla prossima presidenza austriaca della Ue. E gli spazi di manovra potrebbero cambiare. Ma Tony Blair, per il momento, non sembra disposto a fare troppe concessioni sul capitolo più delicato della trattativa che è proprio lo sconto al contributo di Londra al bilancio europeo che ottenne Margaret Thatcher nel vertice di Fontainebleau più di vent’anni fa. Oggi il «rebate» vale 5,6 miliardi di euro l’anno e pesa sugli altri Paesi in base a un meccanismo complesso – Germania, Austria, Olanda e Svezia pagano soltanto il 25 per cento di quanto dovrebbero – che tiene conto di una specie di classifica dei contribuenti netti (i Paesi che versano alle casse comuni più di quanto non ne ricevono sotto forma di finanziamenti) ormai superata. Anche Italia, Francia, Danimarca, Belgio e Lussemburgo sono diventati contribuenti netti e spingono per rivedere il sistema introducendo un più equo parametro di ripartizione delle spese comuni. Gianfranco Fini ha già fatto sapere che per Roma le questioni pregiudiziali sono due: non ridurre nemmeno di un centesimo, rispetto alla proposta lussemburghese di sei mesi fa, lo stanziamento europeo per le politiche di coesione – di cui beneficia anche il Mezzogiorno – e distribuire i costi dell’allargamento della Ue in modo proporzionale fra tutti i Paesi in rapporto al loro prodotto interno lordo.

Il piano di Blair, invece, propone di ridurre le spese tagliando del 10 per cento i sussidi per i nuovi partner che hanno le economie più deboli. Il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, che pure non può essere accusato di sentimenti anti-britannici, ha detto che in questo modo Tony Blair si comporta «come lo sceriffo di Nottingham, che rubava ai poveri per dare ai ricchi».

E ieri anche il premier belga, Guy Verhofstadt, ha bocciato l’ipotesi di ridurre i sussidi ai Paesi dell’ex blocco comunista. Nel ruolo di Robin Hood contro lo sceriffo di Nottingham sembra voler giocare la neo cancelliera tedesca, Angela Merkel, che durante la sua visita a Varsavia ha assicurato che difenderà gli interessi dei Paesi dell’Est europeo. La Francia, per ora, tace. Chirac ha incassato il rispetto degli impegni già previsti per la politica agricola fino al 2013, ma è contraria alla logica dell’operazione-risparmio ideata da Tony Blair che, secondo i calcoli di Londra, dovrebbe ridurre lo stanziamento complessivo per il bilancio 2007-2013 dall’1,06 del pil europeo (pari a 871 miliardi di euro secondo la proposta lussemburghese) all’1,03 per cento del prodotto interno lordo dei Venticinque. Da queste premesse non è davvero facile approdare a un’intesa. Anche perché può bastare il veto di un solo Paese per bloccare tutto.

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