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L'ex ministro Siniscalco si trasferisce a Londra per lavoro

L’ex ministro Siniscalco si trasferisce a Londra per lavoro   

MILANO, 19 aprile (Reuters) – Domenico Siniscalco è stato nominato managing director e vice presidente di Morgan Stanley International Limited, dell’omonimo gruppo (MS.N: Quotazione, Profilo).

Lo dice un comunicato della banca d’affari, precisando che Siniscalco sarà basato a Londra e che la nomina sarà effettiva dal 24 aprile.

Riportando a Jonathan Chenevix-Tranch, presidente di Morgan Stanley International, Siniscalco opererà come senior banker per lo sviluppo delle relazioni di Morgan Stanley con i clienti in Europa e nei mercati emergenti.

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Londra, intervento choc a 10 anni dal trapianto riparte col cuore vecchio

Londra, intervento choc a 10 anni dal trapianto riparte col cuore vecchio

Daniela Daniele (tratto dal quotidiano La Stampa http://www.lastampa.it/)

ROMA. Dopo aver «riposato» per una decina d’anni, confidando nell’aiuto di un suo simile ricevuto da un donatore, il vecchio (si fa per dire) cuore di una ragazzina ha ricominciato a funzionare come si deve. Così, quello donato, dopo aver portato a termine il proprio compito, è stato tolto dal petto della creatura che aveva contribuito a tenere in vita. E ora si parla di intervento eccezionale, il primo del genere in Gran Bretagna e, sostengono i cardiochirurghi che l’hanno eseguito, quasi sicuramente anche il primo nel mondo. A descrivere il caso della dodicenne Hannah Clark, originaria del Galles, sono i medici del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra. L’adolescente aveva subito un trapianto eterotopico quando aveva appena due anni: l’operazione consiste nell’affiancare il nuovo organo a quello vecchio, non più funzionante, che però rimane al proprio posto. Negli ultimi tempi, però, erano sorte complicazioni non da poco: l’organismo della ragazza aveva incominciato a reagire male ai farmaci anti rigetto. I chirurghi hanno quindi deciso di eliminare il muscolo cardiaco del donatore. «Abbiamo scoperto che il vecchio cuore della ragazza funziona abbastanza bene – spiega un portavoce dell’ospedale -. Rimuovendo l’organo trapiantato siamo stati, così, in grado di eliminare i farmaci anti-rigetto». E il vecchio cuore, «ripristinato», è tornato a scandire, regolare, i suoi battiti. Ora la ragazza sta recuperando molto bene. I chirurghi hanno dichiarato che sarebbero sorpresi se qualcuno sostenesse di aver già fatto un intervento simile: «Crediamo sia il primo al mondo». Sir Magdi Yacoub, il chirurgo che aveva eseguito il trapianto originale, si è detto molto felice che il cuore della ragazza abbia ripreso a lavorare così bene. «Ora è praticamente normale – ha detto il medico, di origini egiziane, alla Bbc Radio – questo è davvero un lieto fine». Secondo i medici britannici, si tratta di un importante sviluppo nel trattamento delle persone con cardiomiopatia. «Alcuni chirurghi, come Yoacoub, hanno pensato a lungo che un cuore in difficoltà, a causa di un’infiammazione acuta, avrebbe potuto recuperare la funzionalità se fosse stato messo a riposo – spiega Peter Weissberg della British Heart Foundation -. Ebbene, questo sembra proprio il caso della ragazza. L’organo trapiantato ha permesso a quello originale di prendersi una pausa». Entusiasta Bruno Gridelli, direttore scientifico dell’Ismett, l’Istituto mediterraneo dei trapianti di Palermo. «E’ certamente un annuncio molto interessante – commenta -. Il trapianto di cuore eterotopico, o ausiliario, ha precise indicazioni, abbastanza ristrette, e si fa da tempo: di fianco al cuore nativo si pone quello del donatore, che non ne sostituisce completamente la funzione, ma in parte». La novità consiste nel fatto che, rimosso il cuore trapiantato, quello nativo ha ripreso a funzionare bene. «Questo dimostra ciò che negli ultimi tempi si è ormai capito – spiega il dottor Gridelli -. Anche il cuore mette in atto processi di autorigenerazione e autoriparazione, efficaci nel farlo guarire da alcune patologie». Un concetto che sta alla base dell’ultima frontiera della medicina: la genetica. «Si è compreso che i processi di autorigenerazione del cuore intervengono normalmente – continua il medico -. Però, spesso non sono sufficienti per riparare certi danni. Questa è la ragione per la quale, in più parti nel mondo, si stanno attivamente studiando trial clinici con l’iniezione di cellule staminali nel cuore, proprio allo scopo di aiutarlo a ripararsi». Che cosa è accaduto, dunque, alla piccola Hannah? «Probabilmente – conclude Gridelli – nel corso di questi dieci anni durante i quali il suo cuore è stato a riposo, e senz’altro anche grazie alla giovane età del soggetto, si sono messi in atto proprio quei processi di autoriparazione. Questa è una bellissima notizia e credo sia davvero la prima volta che accade nel mondo. Per non parlare del fatto che conferma tutto quanto avevamo appreso dall’osservazione dei modelli animali in laboratorio». http://credit-n.ru/offers-zaim/creditplus-online-zaimi.html http://credit-n.ru/zaymyi-next.html

Londra, donna trovata morta davanti a tv accesa dopo oltre due anni

Londra, donna trovata morta davanti a tv accesa dopo oltre due anni

Lo scheletro era adagiato sul divano in salotto. Tutto intorno cibo, medicinali e posta mai aperta datata 2003
Londra, 13 apr. – (Ign) – La televisione era ancora accesa quando gli agenti sono entrati nell’appartamento sfondando la porta. Sul divano nel salotto era adagiato lo scheletro di una donna di circa 40 anni, morta presumibilmente più di due anni fa. Tutto intorno cibo, medicine, corrispondenza mai aperta datata 2003.

La macabra scoperta è stata fatta lo scorso gennaio in un appartamento in Wood Green, zona nord di Londra, ma è stata resa nota solo oggi. L’identificazione del cadavere è stata possibile solo comparando un calco della dentatura con una foto che la ritraeva sorridente.

Secondo quanto riportato dalla Bbc, Joyce Vincent, questo il nome della donna sarebbe morta nel dicembre 2003, senza che nessuno se ne fosse accorto. Nessun parente aveva denunciato la scomparsa né i vicini avevano notato la sua assenza. Fino al giorno in cui l’ha trovata un agente che era andato a sequestrare l’appartamento, dopo che per due anni non era mai stata pagata alcuna bolletta.

Vincent era stata sistemata nell’appartamento nel febbraio 2003 da un’organizzazione che si occupa di proteggere donne vittime di violenza domestica. L’inchiesta ha stabilito che la donna è deceduta per cause naturali. http://credit-n.ru/zaymi-na-kartu-blog-single.html http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html

Al-Qaeda non c'entra con attentati 7 Luglio

Al-Qaeda non c’entra con attentati 7 Luglio

(Rai News24) Al-Qaeda, la rete terroristica internazionale di Osama bin Laden, non ha avuto alcun ruolo negli attentati del 7 luglio scorso a Londra, che sono stati invece pianificati e realizzati ‘in economia’, grazie a informazioni trovate su Internet. E’ quanto rivela oggi l’Observer, l’edizione domenicale del quotidiano britannico Guardian.

Secondo indiscrezioni raccolte dal giornale, gli inquirenti hanno concluso che gli attentati – i più gravi mai avvenuti sul suolo britannico, con 56 morti, tra cui l’italiana Benedetta Ciaccia – sono stati il frutto di un complotto, “semplice e poco oneroso”, ideato da quattro kamikaze che sognavano il martirio.
  
Si è trattato insomma, a quanto affermerebbe il primo rapporto sulle stragi, di un’operazione su piccola scala dei quattro attentatori soltanto, e non di una rete terroristica internazionale.
  
L’ Observer cita la prima versione del rapporto definitivo del governo sugli attentati, le cui conclusioni verranno pubblicate integralmente tra qualche settimana.

“Gli attacchi di Londra sono stati un’operazione semplice e poco ambiziosa, realizzata da quattro uomini in apparenza normali utilizzando Internet”, ha detto una fonte governativa al domenicale.
  
Mohammad Sidique Khan (30 anni), Shehzad Tanweer (22), Hasib Hussain (18) e Germaine Lindsay (19) si sono fatti saltare in aria in tre punti della metropolitana londinese e su un autobus azionando cariche esplosive contenute nei loro zaini.

Secondo gli inquirenti, la fabbricazione delle bombe è costata poche centinaia di euro. Il rapporto mette in dubbio d’altra parte l’esistenza di un quinto kamikaze, suggerita da alcuni indizi.
  
Viene inoltre esclusa l’ipotesi di un eventuale appoggio di al-Qaeda, anche perché – afferma il giornale – un video che mostra Sidique Khan, il presunto cervello del gruppo, assieme ad Ayman al Zawahri, considerato il ‘numero due’ della rete guidata da bin Laden, è stato realizzato dopo le esplosioni e non prima.
 
Tuttavia, concludono gli inquirenti secondo l’ ‘Observer’, i viaggi di Sidique Khan in Pakistan potrebbero aver fornito ispirazioni ai quattro attentatori.
  
Il rapporto esamina inoltre il comportamento psicologico dei terroristi – tre britannici d’origine pachistana e uno d’origine giamaicana convertito all’Islam – nei mesi precedenti le stragi. Si rileva che conducevano tutti una doppia vita, aderendo a una interpretazione estremistica dell’Islam pur adottando uno stile di vita occidentale.

Secondo il domenicale, a convincere i quattro a compiere gli attentati è stata l’avversione alla politica estera del governo britannico, giudicato ostile ai musulmani, come pure il desiderio di raggiungere così l’immortalità. http://credit-n.ru/oformit-kredit-online.html http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html

Preoccupazione per fuga di cervelli dall'Africa a l’Europa

Preoccupazione per fuga di cervelli dall’Africa a l’Europa
Sanjay Suri

LONDRA, 24 marzo 2006 (IPS) – Alcuni gruppi accademici in Gran Bretagna hanno espresso preoccupazione per l’aumento di ricercatori e professionisti africani che emigrano all’estero.

”È difficile tradurre in cifre questi eventi – le statistiche difficilmente rispecchiano la situazione – tuttavia sappiamo che esiste un indiscutibile flusso di competenze accademiche dall’Africa”, ha detto all’IPS Brian Everett, assistente del segretario generale dell’Associazione dei docenti universitari (AUT).

”Ciò avviene in tutte le discipline, ma soprattutto nelle scienze e nella medicina”, ha dichiarato.

”I movimenti migratori sono complessi e si basano su decisioni individuali spesso influenzate dallo stato dell’economia e dell’istruzione superiore nelle nazioni di provenienza”, ha proseguito Everett. “I paesi più sviluppati diventano chiaramente i maggiori beneficiari, malgrado la Cina si stia sviluppando a una velocità tale che presto potrebbe beneficiarne anch’essa”.

Si è svolta a Londra una conferenza sulla fuga di cervelli dall’Africa, organizzata dall’AUT e da un altro sindacato di docenti universitari, il NATFHE. Il tema della conferenza era: “Fuga di cervelli dall’Africa: una fortuna per la Gran Bretagna – una calamità per l’Africa?”.

”La fuoriuscita di valenti accademici dalla Gran Bretagna verso gli Stati Uniti è ben nota, ma una meno conosciuta fuga di cervelli sta strappando talenti accademici all’Africa sub-sahariana in favore del mondo sviluppato, con conseguenze dannose e potenzialmente disastrose”, rivelano le due associazioni in una dichiarazione congiunta. “La migrazione internazionale di accademici è molto gradita, perché utile alla vita universitaria e culturale”, prosegue il comunicato. “Tuttavia, accademici africani e inglesi sostengono che la fuga di cervelli dai paesi in via di sviluppo rischia di spogliare i loro sistemi di istruzione superiore, rendendo indispensabili misure adeguate per fermare il fenomeno”.

Everett ha dichiarato che “si può parlare della fuga di cervelli come di una catena alimentare; alcuni paesi africani – per esempio il Sud Africa – traggono vantaggio dai loro vicini, e allo stesso tempo Gran Bretagna e Stati Uniti, insieme ad altri paesi europei, ne traggono dall’intera Africa”.

Le conseguenze sull’Africa possono risultare allarmanti, ha proseguito Everett.

”Le conseguenze sono semplici, i paesi che perdono i cervelli non hanno le capacità di istruire i propri giovani e sviluppare la propria economia”, ha detto Everett all’IPS. “Dunque vacillano, oppure si aprono a un’istruzione privatizzata che lavora secondo le logiche del profitto e sostiene valori diversi, soprattutto rispetto alla libertà accademica e alla ricerca”.

La conferenza di Londra è un punto di partenza per “cercare delle soluzioni”, ha dichiarato Everett, “ma bisogna entrare nell’ottica di ricompensare i paesi che vengono privati delle loro competenze”. L’incontro di Londra nasce dall’idea di alcuni studiosi africani di valutare le conclusioni di un progetto congiunto delle associazioni e di approfondire proposte e azioni politiche che sindacati, organizzazioni non governative, università e governo inglesi dovrebbero adottare. “La Gran Bretagna ospita molti dei più validi studiosi di tutto il mondo, compresi alcuni provenienti da paesi poveri dell’Africa”, ha rivelato in una dichiarazione Paul Bennett, funzionario nazionale del NATFHE. “Possono venire – sono i benvenuti – e le nostre università ne trarranno grande beneficio, ma il rapporto è sproporzionato, spesso a discapito dei paesi di provenienza. Vogliamo che il governo ricompensi i paesi di esportazione e li aiuti a costruire i loro sistemi di istruzione superiore”. Everett sostiene che “quando un piccolo paese in via di sviluppo cede anche una piccola parte dei propri migliori docenti e ricercatori a un’università britannica, probabilmente sta perdendo una grossa porzione delle proprie fondamenta accademiche”. Dato che regole e percorsi migratori stanno cambiando, ha concluso, “bisogna vedere i benefici considerando lo spost http://credit-n.ru/offers-zaim/zaym-na-kartu_migcredit.html http://credit-n.ru/kreditnye-karty.html

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