Articoli su Londra

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Cosa vedere a Londra (150 luoghi) Impara l'inglese: archivio di oltre 200 mila testi di canzoni 


Blair vola Low Cost Italia-Londra

Blair vola Low Cost Italia-Londra 

http://unita.it 

Il primo ministro britannico Tony Blair è rientrato a Londra dalle vacanze trascorse in Toscana con un aereo di linea della compagnia low cost Ryanair. Blair è decollato dall´aeroporto romano di Campino ed è atterrato a quello londinese di Stansted. Lo rivela la stampa britannica, che cita come fonte il direttore dell´aeroporto. Il biglietto è costato 72 euro.

Blair recentemente era stato criticato per l´uso disinvolto degli aerei ufficiali per spostamenti personali, in particolare per il rientro dalle vacanze. Il ministro della difesa era stato costretto ad ammettere che il capo del governo aveva fatto spendere all´erario 130mila sterline (l´equivalente di 190mila euro) per spostamenti aerei non motivati con ragioni ufficiali.

Blair è salito a bordo del Boeing 737 della Ryanair con sette accompagnatori. L´unico “riguardo” riservato al premier è consistito nella prenotazione dei posti. L´aereo è partito con 25 minuti di ritardoo perché ha dovuto essere ispezionato dagli artificieri con cani poliziotto http://credit-n.ru/debitovaya-karta.html http://credit-n.ru/offers-zaim/migcredit-dengi-v-dolg.html

Londra: campagna anti-fumo shock

Londra: Campagna anti-fumo shock

da un articolo di Francesco Tortora

http://corriere.it 

LONDRA – Immagini choc per smettere di fumare. E’ l’ultima iniziativa intrapresa dal governo di Tony Blair per portare avanti la nuova crociata contro il tabacco: dall’autunno dell’anno prossimo sui pacchetti di tutte le sigarette che circoleranno nel Regno Unito compariranno diverse immagini, tutte molto “forti” e scioccanti, che secondo gli esperti indurranno tante persone a smetterla con il fumo.
IMMAGINI – Proprio perché le immagini sono molto impressionanti il governo ha organizzato una sorta di forum interattivo per chiedere ai sudditi di Sua Maestà cosa pensa di questa iniziativa e quale di queste foto sia più adatta ad essere stampata sulle sigarette. Le immagini sono 42 e saranno propri i cittadini a scegliere quale ritengono più adatto a questa campagna antifumo: si va dall’immagine di una persona con i denti completamente cariati e distrutti a quella di un uomo con la maschera dell’ossigeno sotto cui emerge la scritta: «Il fumo provoca un lungo e fatale cancro» e ancora una foto che mostra il feto di una donna incinta con la scritta «Fumare è nocivo per il tuo bambino». Tutte le foto sono presenti sul sito www.packwarning.nhs.uk e collegandosi i cittadini inglesi potranno votare le foto più adatte alla campagna antifumo.

FOTO – Di queste 42 foto il pubblico ne sceglierà 14 che obbligatoriamente compariranno sulle sigarette dall’anno prossimo: la Gran Bretagna non sarà il primo paese ad usare immagini choc per distogliere i suoi cittadini dal fumo. Già gli stati del Canada, di Singapore e del Brasile hanno scelto questo metodo, ma bisogna dire che le immagini che compaiono sulle sigarette di questi stati non sono così sconvolgenti.

PROTESTE – A chi protesta ritenendo eccessive le immagini, il ministro della Salute britannico, Patricia Hewitt risponde: «Abbiamo fatto già molto progressi da quando, nel 2003, decidemmo di scrivere una frase sui pacchetti di sigarette informando la gente dei danni che provoca il fumo. Oggi grazie a quella scelta, arrivano tra le duemila e le tremila telefonate ogni mese alle associazione che aiutano i tabagisti a smettere di fumare. Contiamo che con questo nuovo stratagemma le telefono aumenteranno di gran numero e i fumatori caleranno vistosamente». http://credit-n.ru/potreb-kredit.html http://credit-n.ru/offers-zaim/glavfinance-online-zaymi.html

Londra: nasce il parco del sesso

Londra: nasce il parco del sesso 

http://corriere.it

LONDRA – Aprirà ad agosto al Trocadero, nel cuore di Londra, e non sarà un semplice museo del sesso: si chiamerà «Amora – L’Accademia del Sesso e delle Relazioni» e, secondo i suoi promotori, eviterà un approccio grossolano e volgare per offrire «un’immagine completa della sessualità e delle relazioni umane in una prospettiva globale».

In pratica, in uno spazio di quasi 1.000 metri quadri costato oltre 10 milioni di euro, i visitatori potranno dilettarsi in sei zone dedicate a tutte gli aspetti della sessualità, dall’attrazione alle fantasie sessuali, dalle malattie veneree al cibo, dalla ‘chimica’ sessuale ai preliminari e all’orgasmo.

Si potrà interagire con manichini per scoprire le zone erogene del corpo – con modelli anatomicamente accurati per insegnare agli uomini a trovare il punto-G delle loro partner – e un computer analizzerà la voce dei visitatori per migliorare il loro tono da seduttori.

Per finire, una collezione di 300 pezzi di ‘arte erotica’ da tutto il mondo e un bar ‘analcolico’ che servirà solo cocktail afrodisiaci. Gli organizzatori sperano che circa 600.000 persone visiteranno l’Accademia del Sesso nel primo anno, pagando un biglietto di 22 sterline per un’esperienza di 90 minuti, vietata naturalmente ai minori di 18 anni. http://credit-n.ru/offers-credit-card/ren-drive-365-credit-card.html http://credit-n.ru/zaymi-nalichnymi-blog-single.html

La grande sete di Londra: portiamo un iceberg dal Polo

La grande sete di Londra: portiamo un iceberg dal Polo

Siccità, acqua già razionata nel Sud del Paese. I divieti: annaffiare, lavare auto, riempire piscine

Da un articolo di G. Santevecchi

http://corriere.it

LONDRA — Convogli di petroliere con le cisterne riempite d’acqua. O iceberg rimorchiati lungo il tamigi. O sistemi per creare nuvole e provocare la pioggia. «Dobbiamo esaminare tutte le soluzioni possibili, anche quelle che possono sembrare insensate» dice Richard Aylard, di Thames Water, la società privata che rifornisce la rete idrica di Londra e i suoi oltre otto milioni di abitanti. Da maggio dell’anno scorso nel Sud dell’Inghilterra è caduto il 20 per cento di pioggia in meno della media e già le regioni intorno alla capitale devono fare i conti con «drought order», i provvedimenti antisiccità.

Vietato ogni uso di acqua non indispensabile. Quindi la gente del Surrey e del Kent non potrà annaffiare i giardini e i prati di casa, riempire le piscine, lavare le auto con le pompe. Ingialliranno anche i parchi e i campi da golf e si teme per l’erba di Wimbledon che aspetta a giugno il torneo di tennis. Ma non c’è da scherzare: «I fiumi e le riserve sotterranee sono in secca. Siamo di fronte al rischio della più grave siccità in cent’anni», ha detto il sottosegretario all’Ambiente Ian Pearson. E ha ammonito: «C’è la possibilità reale che questa estate la gente debba fare la coda di fronte a fontanelle d’emergenza».

E ora il governo ha chiesto a Thames Water di valutare attentamente l’ipotesi del razionamento per l’area di Londra. Ecco perché anche l’idea bislacca di rimorchiare uno o più iceberg nel tamigi viene considerata. Subito scartata la possibilità di portare acqua con i camion dal Nord dell’Inghilterra e dalla Scozia perché qui si tratta di rifornire milioni di persone. Impossibile anche collegare gli acquedotti delle zone risparmiate dalla siccità con quelli in secca perché il pompaggio sarebbe troppo costoso.

Negli anni Settanta al largo di Terranova fu fatto l’esperimento di trainare gli iceberg per ripulire le rotte commerciali insidiate dai ghiacci. E nel 1977 il principe Mohammed al Faisal sognò di risolvere la perenne crisi dell’Arabia Saudita con montagne di ghiaccio trascinate via mare. Tecnicamente fattibile, ma gli scienziati hanno calcolato che l’80 per cento di un iceberg si scioglierebbe durante il trasporto, rendendo antieconomica l’operazione.

E anche di economia si parla, perché le 23 società private che dagli anni Ottanta distribuiscono l’acqua nel Regno Unito l’anno scorso hanno registrato profitti operativi per 1.996 milioni di sterline e ora si scopre che le loro tubature obsolete sono responsabili di perdite per 3,6 miliardi di litri d’acqua al giorno. C’è già chi invoca la ristatalizzazione.

I giornali ricordano la grande siccità del 1976, con le file di fronte alle fontanelle pubbliche dove nacquero amicizie e amori. Allora il premier James Callaghan nominò un ministro alla siccità che chiamò i reporter a casa per mostrare come anche lui stesse dando il buon esempio: «Faccio il bagno nella vasca insieme con mia moglie». E sugli autobus comparvero scritte di pubblicità progresso: risparmiate l’acqua, bevete latte. Ma fingendo di scherzare, gli inglesi danno il meglio proprio nelle situazioni di crisi, grazie all’immaginazione e alla tenacia: dopo la Seconda guerra mondiale (vinta) le tessere annonarie restarono in vigore per anni e alle Olimpiadi di Londra nel ’48 il Villaggio Olimpico era costituito da vecchie baracche della Raf.

Previsioni meteo surreali per il fine settimana: venti monsonici e pioggia causati dal caldo eccessivo dell’inizio di maggio.
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Cooperazione internazionale: Lavorare come Peaceworker

A Londra nasce una nuova organizzazione per la solidarieta’ Internazionale.

http://www.peacereporter.net

Nel vasto e dispersivo mondo della cooperazione internazionale si fa strada un nuovo modello organizzativo. Soprattutto dopo il conflitto afgano del 2001, l’attività del cooperante ha progressivamente perso il carattere di volontariato per divenire un mestiere vero e proprio, con diversi livelli di specializzazione.
 
Un mondo che cambia. I progetti e gli interventi di cooperazione internazionale  sono spesso balzati all’onore delle cronache, non solo per il forte spirito solidaristico che contraddistingue gran parte del personale impegnato in zone devastate da conflitti o da catastrofi naturali, ma anche, purtroppo, per gli sperperi di risorse finanziarie e umane, oltre che, in molti casi, per l’approssimazione delle strutture organizzative. Recentemente, l’Unione Europea ha espresso la necessità di creare canali e strutture di raccordo tra le varie Ong che, servendosi di personale civile qualificato, operano in zone di crisi per la ricostruzione della pace. L’intenzione dell’Ue – sposata, in tempo di campagna elettorale, anche dal neoeletto governo italiano – è quella di rendere più efficiente il sistema di intervento delle varie Ong e creare dei cosiddetti corpi di pace composti esclusivamente da civili, in alternativa ai Caschi blu. In questo contesto si inserisce l’attività di Peaceworkers UK, Ong con sede a Londra.
 
Migliorare la cooperazione. Il panorama delle Ong è uno sterminato coacervo di entità  – quelle ufficialmente riconosciute dal ministero degli Esteri italiano sono quasi 200 – tra cui è difficile districarsi per chi opera nel settore, quasi impossibile per tutti quei volontari che cercano la giusta collocazione professionale. Le principali modalità di ricerca del personale si basano sull’utilizzo di banche dati interne delle varie Ong, con le quali è necessario instaurare un contatto diretto. Se si eccettua l’istituzione, in seno alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, di una banca dati di esperti per gli interventi di emergenza, il ministero degli Esteri italiano non ha ancora predisposto un sistema in grado di coordinare non solo il dialogo tra le Ong presenti sul territorio, ma soprattutto i rispettivi sistemi di ricerca del personale. Da cinque anni, nella prospettiva di colmare questa serie di limiti organizzativi e strutturali, agisce Peaceworkers UK, nata come dipartimento di supporto a quattro Ong, dedicato alla formazione e al reperimento di personale civile. Costituitasi come Ong indipendente nel 2003, Peaceworkers UK è stata una delle oltre 600 Ong che hanno partecipato lo scorso anno alla Conferenza internazionale denominata Global Partnership for the Prevention of Armed Conflict (Gppac), patrocinata dall’Onu.
 
Peaceworkers: il progetto. Negli ultimi tre anni Peaceworkers UK si è specializzata nella formazione di personale civile altamente qualificato, con l’obiettivo di creare una vasta banca dati che possa servire da serbatoio di reclutamento per le Ong che cercano profili specifici dall’alto standard professionale. “A seconda delle situazioni e del tipo di intervento, le Ong si rivolgono a noi segnalandoci il tipo di figura di cui necessitano – racconta Giulia Corinaldi, responsabile del Research Office di Peaceworkers. Le persone iscritte nel nostro registro sono più di 400, provenienti da circa 30 Paesi. Ultimamente abbiamo fornito consulenza alla Election Reform International Services (Eris) – Ong che si occupa del monitoraggio dei processi elettorali – per l’individuazione di cinque persone da impiegare in occasione delle ultime elezioni in Ucraina. Il principale rapporto di collaborazione lo abbiamo con Non Violent Peaceforce (Nvp), che sta cercando di costituire, a livello internazionale, un gruppo di 500 civili pronti per missioni di pace organizzate dall’Onu”. “E’ fondamentale – prosegue Giulia Corinaldi – capire che tipo di lavoro svolgono le varie Ong, di quale tipo di personale hanno bisogno e, soprattutto, se si tratti di organizzazioni che lavorano con serietà. Tutto ciò per comprendere il tipo di formazione da offrire e per individuare le tecniche di ricostruzione di pace più adatte alla situazione”. Oltre ai guadagni provenienti dall’iscrizione ai singoli corsi – per cui l’organizzazione si avvale di esperti della cooperazione internazionale , oltre che di tecnici e diplomatici – Peaceworkers può contare sui finanziamenti dell’Ue e, in minor misura, di altre organizzazioni e associazioni religiose. “L’Unione Europea copre l’80% delle spese relative ai corsi organizzati congiuntamente, per il resto dei progetti contiamo essenzialmente su enti no-profit e sulle quote di iscrizione ai singoli corsi”, ha precisato Tim Wallis, direttore dell’Ong, che, tuttavia, lamenta la difficoltà nel reperire investitori. Non siamo finanziati dal governo inglese, anche se riceviamo finanziamenti derivanti da un fondo speciale istituito sotto la supervisione del ministero degli Esteri e denominato Global Conflict Prevention Pool, dal quale lo scorso anno abbiamo ricevuto 50 mila sterline. La disponibilità totale del fondo ammonta a circa 70 milioni di sterline, ma la stragrande maggioranza delle risorse viene destinata in Afghanistan e Iraq per progetti di prevenzione dei conflitti”.
 
Peaceworkers e l’Unione Europea. Dal 2003 a oggi l’organizzazione, le cui aree di intervento sono, principalmente, lo sviluppo di istituzioni e processi democratici, nonché la salvaguardia e l’implementazione dei diritti umani e dei sistemi legislativi in aree post-conflittuali,  ha progettato 7 corsi in collaborazione con l’Ue, nell’ambito del programma Training for Civilian Crisis Management. “I corsi, programmati su due livelli di specializzazione, sono stati incentrati sullo sviluppo dei diritti umani, la trasformazione dei conflitti e la reintegrazione degli ex combattenti”, ha specificato Tim Wallis. Il vero scopo di Peaceworkers è quello di creare un network di collegamento tra le realtà che gravitano attorno al mondo della cooperazione internazionale, obiettivo che sembra sposarsi perfettamente con i propositi dell’Unione Europea, tesi allo sviluppo di una politica comunitaria in tema di sicurezza e di difesa che preveda l’attiva partecipazione di personale civile. http://credit-n.ru/kredity-online-blog-single.html http://credit-n.ru/trips.html

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