02/01/2006
Gran Bretagna anche i gay ora possono adottare bambini
Gran Bretagna anche i gay ora possono adottare bambini
Lorenzo Amuso IL GIORNALE.IT
da Londra
Dopo aver infranto il tabù dei matrimoni gay, la Gran Bretagna si conferma un controverso avamposto in materia di diritti civili, riconoscendo alle coppie di fatto – etero o omosessuali – il diritto all’adozione. «La più radicale trasformazione della legge del settore degli ultimi trent’anni», esultano le organizzazioni che si occupano di adozioni e affidamento, e persino la Chiesa anglicana non ha opposto resistenza. In base alle vecchie disposizioni, l’adozione al di fuori del matrimonio era già prevista, ma la responsabilità legale del figlio ricadeva interamente su uno solo dei due partner. Da ieri, viceversa, grazie alla revisione dell’Adoption and children act, vengono riconosciuti pari diritti a entrambi i genitori adottivi, concedendo nuovi diritti sia a chi prende in affidamento i bambini, sia ai genitori naturali qualora decidessero di rintracciare i propri figli dopo averli dati in adozione.
«Un cambiamento che avrà un forte impatto per migliaia di famiglie. Aprire alle coppie non sposate incoraggerà molte persone a pensare a un’adozione», ha affermato Felicity Collier, presidente dell’Associazione britannica per l’adozione e l’affido. Una radicale riforma – secondo i legislatori – al passo con i tempi, che interpreta con giustizia ed equità i cambiamenti occorsi negli ultimi decenni nella società britannica. Ora le agenzie che si occupano delle pratiche di adozione, più che allo stato civile della coppia, dovranno accertare la stabilità e solidità della relazione, cercando di capire come l’unione dei due possa evolvere in una famiglia allargata.
«Questa legge riconosce una realtà – ha commentato al Guardian la Collier -. Ovvero, l’adozione non riguarda più l’adottare i figli rifiutati da madri non sposate, ma si centra sulla ricerca di famiglie permanenti che si impegnino ad allevare i bambini che si trovano sotto la tutela pubblica».
Approvata in Parlamento nel 2002, la nuova legge è entrata in vigore tre anni più tardi. Per ora solo in Inghilterra e Galles. Ma in prossimo futuro anche in Scozia, dopo l’assenso della Chiesa anglicana scozzese, che pur riconoscendo come la nuova legge rischi di ledere l’istituto del matrimonio, ritiene l’attuale sistema non soddisfacente ai bisogni dei minori. Nel Regno Unito, nell’ultimo anno, circa 3.800 orfani hanno trovato una nuova casa, mentre di altri 1.500 se ne sono presi cura patrigni o matrigne. Ciononostante si calcola che migliaia di minori (tra i 1.000 e i 2.000 annualmente) restino senza famiglia, abbandonati negli orfanotrofi.
Secondo la Collier, la legge garantirà «enormi cambiamenti» nella vita di migliaia di famiglie. «Troppi bambini rimangono per lunghi periodi in affido temporaneo, in attesa che venga loro trovata una famiglia adottiva» e questo cambiamento adatta «la legge al XXI secolo», facilitando enormemente le pratiche di adozioni. E rende giustizia a quei genitori che vogliono rincontrare dopo anni i propri figli naturali.
«C’è una generazione di madri non sposate che desidera sapere se il bambino che ha dato via sia vivo o morto. Credo si tratti di una richiesta più che legittima», sostiene la Collier.
Il riavvicinamento, però, è subordinato al consenso degli stessi ragazzi, e comunque vincolato attraverso un servizio di intermediazione. Per di più, qualsiasi informazione sui figli viene concessa solo se autorizzata dagli stessi. Necessarie precauzioni – spiega Pam Hodgkins, dell’Agenzia nazionale delle adozioni – per evitare che i ragazzi adottati siano riluttanti ad incontrare i propri genitori naturali «per paura di essere rifiutati una seconda volta».
Tra le novità c’è l’introduzione di una «speciale tutela» per i genitori che non volessero spezzare il legame del figlio adottivo con la famiglia d’origine. Una norma consente loro di occuparsi continuamente fino al diciottesimo compleanno del bambino. «La nuova legge interpreta e bilancia il benessere, i desideri e gli interessi di tutte le parti coinvolte», ha dichiarato il sottosegretario per l’infanzia Maria Eagle.