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Fiorucci, il mio stile nato a Carnaby Street

Fiorucci, il mio stile nato a Carnaby Street

(Tratto dal quotidiano Liberta.it)

L’avventura nella moda dello stilista Elio Fiorucci

È intervenuto ieri sera in seno alla rassegna “I testimoni del tempo” il noto stilista Elio Fiorucci, firma del marchio Love Therapy, da anni sulla cresta dell’onda per quanto concerne moda e stile in tutto il mondo. Hanno preso parte all’incontro all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il curatore della rassegna Eugenio Gazzola e la moderatrice della serata Angela Marinetti (giornalista di Libertà); ha inoltre portato il saluto dell’amministrazione comunale l’assessore alla cultura Alberto Squeri.
Il primo quesito posto ad Elio Fiorucci ha ovviamente inteso indagare le origini dell’avventura di successo intrapresa dallo stilista: «Devo dire che tutto è iniziato sostanzialmente per caso – ha affermato Fiorucci – quando negli anni ’60 andai a Londra dove stava mia sorella a studiare. Beh, rimasi folgorato da fenomeni come Carnaby Street e i Beatles. Mi resi conto di quanto diverso e bello fosse il mondo inglese rispetto alla realtà italiana, allora tanto asfittica e conservatrice. Non appena ritornato in Italia, decisi che volevo aprire un negozio come quelli che avevo visto in Inghilterra, volevo trapiantare nel nostro paese lo spirito rivoluzionario che avevo sperimentato laggiù».
Fu così, pare di capire, che nacque il mitico primo Fiorucci Store in San Babila a Milano: «Interpellai la scultrice Amalia Del Ponte, chiedendole di costruire per il mio negozio un’atmosfera innovativa: lei soddisfò la mia richiesta e insieme mettemmo in piedi un negozio tutto bianco, ove si vendeva abbigliamento strano, ma anche musica, libri, oggettistica. Fu una rivoluzione, è vero, ma una rivoluzione positiva, che riscosse il favore di tanti giovani che finalmente potevano vestirsi come volevano, senza più imposizioni dei genitori, liberi di esprimere il proprio ego e il proprio mondo con la loro personalissima moda».
Dietro il brand Fiorucci insomma si cela qualcosa che non è solo moda, ma costume, società, stile, nell’accezione più lata del termine. Al proposito lo stilista ha precisato: «La mia moda mi ha permesso di conoscere e vedere tante cose che mi hanno fatto riflettere e che mi hanno formato. Osservando gli acquirenti dei miei negozi mi sono reso conto di come la moda cambi velocemente, di come tutto si muova con estrema velocità, cambiando radicalmente le cose. Se solo penso a come eravamo noi, quando eravamo giovani, intendo dire quelli della mia generazione… era un mondo molto più brutto, più povero in tutti i sensi, economico e spirituale. Non ci si poteva vestire come si voleva, non ci si poteva permettere di vivere senza restrizioni. Talvolta anche perché non c’era la possibilità materiale di farlo. Oggi invece c’è più libertà, e proprio questa libertà, anche nell’accezione di trasgressione e spregiudicatezza, è stata una delle linee guida del mio stile e del mio intendere la moda. Non solo – ha precisato lo stilista – con riferimento ai vestiti, ma al modo di essere, vivere ed esistere di tutti, finalmente senza più limiti».
Questo modo di intendere stile e design come osservatorio privilegiato per capire il mondo e i giovani deriva certo a Fiorucci dalla grande diffusione del suo trade mark: a proposito lo stilista ha ricordato che il vero momento di svolta della sua produzione fu quando, dopo pochi anni dal suo esordio, strinse un accordo commerciale con la Montedison, proprietaria della catena Standa: «A quel punto la sicurezza di un discreto capitale, ci permise di aprire negozi a Londra, a New York. E forse in un certo senso questo ha anche favorito la diffusione del made in Italy nel mondo, perché allora in America, ad esempio, esistevano solo marchi di alta moda come Gucci e Ferragamo. Dopo Fiorucci invece iniziarono a farsi strada anche Versace o Armani, oggi veri e propri baluardi della moda italiana nel mondo».
Ma chi vestiva Fiorucci all’inizio? Cosa pensava la società della rivoluzione che il marchio stava mettendo in atto? Ricorda al proposito lo stilista che nei primi tempi furono in tanti a schierarsi contro la sua moda, perché essa era ovviamente lontana dagli standard assolutamente classici a cui si era soliti riferirsi. «Il fatto – ha precisato Elio Fiorucci – è che troppo spesso la società è reazionaria nei confronti della modernità, ne è spaventata, e tende quindi a denigrarla. Ricordo ancora quando mi venne mossa una denuncia per un poster del mio marchio nel quale campeggiava una modella col seno scoperto. Oggi una cosa del genere non avrebbe più senso perché ci si è abituati a ciò che originariamente faceva scandalo, il costume è andato oltre e quindi si è in un certo senso progrediti».
Salvatore Mortilla http://credit-n.ru/offers-zaim/srochnodengi-online-zaymi.html http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html

Calamaro gigante a Londra

Calamaro gigante a Londra  

Fra i tanti punti di interesse che una città come Londra può offrire vi sono i suoi numerosi musei tra cui uno dei più importanti è sicuramente il Natural History Museum che presenta una eccezionale collezione di biologia e geologia con milioni di reperti arricchita recentemente di un calamaro gigante della lunghezza di 8,62 metri catturato nella primavera dello scorso anno nelle acque delle Falklands, nel sud Atlantico.
L’esemplare di Architheuthis Dux, conservato in acqua marina e formaldeide, presenta ben otto tentacoli di cui due, i più grandi, muniti di ventose. I suoi occhi da record hanno un diametro di 25 centimetri.
Il calamaro gigante è il più grande cefalopode conosciuto ed è il più grande rappresentante degli invertebrati.
Normalmente le sue dimensioni vanno dai 7 ai 9 metri ma nel 1880 in Nuova Zelanda e precisamente a Island Bay fu catturato un esemplare che misurava più di 18 metri.
Questi animali marini, vivendo nelle profondità marine, sono poco conosciuti ma recentemente due ricercatori giapponesi sono riusciti, per la prima volta, a fotografare nel suo ambiente naturale un esemplare di calamaro gigante. http://credit-n.ru/ipoteka.html http://credit-n.ru/blog-single-tg.html

Wi-Fi lungo il Tamigi

Wi-Fi lungo il tamigi

(Tratto da cellulare-magazine.it)
Una rete Wi-Fi darà la possibilità ai cittadini londinesi di connettersi ad Internet senza fili. Nomadix e Thames Online hanno realizzato una rete mesh lungo il tamigi.

“Lo sviluppo di una rete mesh wireless sul tamigi è un progetto unico nel suo genere ed offre connettività senza fili nel cuore di una delle città più famose del mondo” spiega Andy Coney, direttore commerciale di Thames Online, una joint venture tra Meshhopper WiFi Networks e Code Creation Limited.

Lungo le otto miglia di sponde del tamigi, i londinesi potranno connettersi alla rete Wi-Fi, navigando sul Web dalla Houses of Parliament fino al Canary Wharf, il nuovo distretto finanziario. Il servizio è accessibile anche sui traghetti che effettuano servizio lungo il fiume.

Il Nomadix Service Engine (NSE) viene installato usando le infrastrutture dei provider partner e garantisce ai computer della rete una connessione sicura. “Lo sviluppo di reti Wi-Fi metropolitane continua ad essere un mercato importante per Nomadix, abbiamo già installato più di 25mila licenze NSE in oltre 60 Paesi” dice Kurt Bauer, CEO di Nomadix.

Presto le prime reti Wi-Fi cittadine arriveranno anche in Italia: la prima città a godere di Internet wireless sarà Bologna, grazie ad una rete realizzata da Hi-Tel in collaborazione con gli uffici comunali. I cittadini potranno navigare nel centro della città gratuitamente, usando apparati Wi-Fi connessi alla rete civica. Il progetto sarà presentato nei prossimi giorni alla presenza del sindaco Sergio Cofferati. http://credit-n.ru/offers-zaim/glavfinance-online-zaymi.html http://credit-n.ru/zaymyi-v-ukraine.html

Londra, premio alla carriera a Tony Curtis

Londra, premio alla carriera a Tony Curtis

(Tratto da Capital.it)

Dopo 35 anni dal successo della celebre serie Tv ‘Attenti a quei due’, Roger Moore e Tony Curtis si sono ricongiunti sul palco dell’Hilton Metropole Hotel di Londra, dove il primo ha consegnato al secondo il premio alla carriera della rivista britannica ‘Empire’.
“E’ un attore sottovalutato. Non si prende sul serio e quando questo succede, neanche gli altri lo fanno”, ha dichiarato il direttore di Empire, Colin Kennedy, ricordando i tanti film di Curtis: da ‘A Qualcuno Piace Caldo’ a ‘Spartacus’. Il premio alla carriera è l’unico assegnato dalla redazione della rivista, mentre gli altri sono attribuiti dai lettori di ‘Empire’. http://credit-n.ru/offers-zaim/zaym-na-kartu_migcredit.html http://credit-n.ru/potreb-kredit.html

Al dente: una nuova stella nel West London

Al dente: una nuova stella nel West London 
 
   
Inaugurata nel West London l’ultima creazione dello chef Marco Di Tullio, con piatti che mescolano la tradizione con l’innovazione : una lezione di cucina in diretta per tutti i clienti  
  
 

 Londra – Nei giorni scorsi si è tenuta allo Sheraton Skyline Hotel l’inaugurazione dell’ultima novità del West London: il ristorante Al Dente.

La scelta del nome è stata casuale “abbiamo steso un centinaio di nomi – afferma lo chef Marco Di Tullio – poi abbiamo fatto scegliere al personale e abbiamo deciso per questo”.

L’apertura reale del locale è avvenuta ad ottobre, per poi arrivare all’inaugurazione del 9 marzo, con un menù italianissimo e un tocco di stile in diretta per coloro che presenziavano: “Ho fatto dei tortelloni e dei ravioli davanti ai clienti –sostiene Marco Di Tullio- tutta pasta fatta a mano “. Al ristorante si può gustare infatti cibo genuino e fresco; “sto cercando di fare arrivare dall’Italia una chitarra – continua Di Tullio – per fare gli spaghetti alla chitarra, la fortuna di lavorare negli Hotel sono i mezzi che si hanno a disposizione”.

Il menù del ristorante è quindi tutto italiano: “Ho bisogno di piatti comuni, con nomi famosi – sostiene lo chef – per sfruttare la fama della nostra cucina, ma ogni piatto è rivisitato in maniera diversa e innovativa”; è cosi che la classica caprese diventa un delicato piatto con fettine di pomodoro e mozzarella adagiate su una gelatina di pomodoro, o il tipico risotto si trasforma nel “risotto esperience ” dove si possono gustare tre tipi diversi di riso serviti nel medesimo istante.

Così i clienti scelgono sulla base di nomi che riconoscono ma, come afferma direttamene Di Tullio, “quando ricevono i piatti sono sempre stupiti e soddisfatti ” di trovarsi davanti la tradizione italiana farcita da un pizzico di innovazione e creatività.

Di Tullio è lo chef italiano che si occupa del locale; “sono nato e cresciuto a Cuneo – racconta – ma ho sempre viaggiato. Ho fatto lo chef in molti ristoranti italiani e poi nei locali di alcuni hotel”. Sempre alla direzione di ristoranti di alcuni dei più prestigiosi hotel europei, dopo aver stazionato al Marriot di Montecarlo è approdato allo Sheraton di Londra. “Il ristorante era internazionale quando ho iniziato qui allo Sheraton – racconta – ,poi con il direttore Flavio Bucciarelli, italiano come me, abbiamo deciso di trasformarlo”.

La clientela del ristorante non è solo quella dell’Hotel: si tenta di servire tutta la zone del west London; “l’obiettivo – sostiene Di Tullio – è quello di essere riconosciuti come migliore ristorante nell’ovest di Londra”. Per questo sono partite in passato alcune iniziative come quella di lanciare un conoscorso sui giornali della zona; i vincitori hanno gustato una romantica cena per due la sera di San Valentino presso Al Dente.

Per il futuro si cercherà di “variare il menù seguendo le stagioni –afferma lo chef -; per ora sto lavorando ad un grande progetto: il rinnovamento dello sport bar americano dell’hotel “. Di Tullio ha ricevuto richieste anche per altri ristoranti: “C ercherò di rendere più mediterraneo – conclude – anche il terzo ristorante dell’hotel”.
NewsITALIA PRESS  http://credit-n.ru/kurs-cb.html http://credit-n.ru/offers-zaim/online-zaym-na-kartu-payps.html

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