28/08/2004
Il Tamigi
Chi vive da tanto a Londra ed era abitatuato al mare dell’Italia, guarda il tamigi e ricorda. Lo scorrere dell’acqua di questo fiume mitiga un po’ la nostalgia. Non puoi fare a meno di pensare a tutti quelli che sono passati di qui. Io personalemente penso al fiume di Virginia Woolf e di Dylan Thomas. Mi vengono in mente le stagioni di questo grande corso d’acqua e della gente che lo guardava. Il tamigi, un tempo ridotto a fogna a cielo aperto, è tornato pulito. Oggi ospita delfini, foche e persino balene lungo il suo estuario. Notizie che, certo, riempono di speranze.
Per chi passa sul ponte di Blackfriars, in pieno centro di Londra, deve essere uno spettacolo insolito. Distogliere lo sguardo dal traffico cittadino per guardare nel tamigi, vedere qualcosa saltare nell’acqua e scoprire che sì, si tratta proprio di un delfino, non capita tutti i giorni. E nemmeno fare una passeggiata a Richmond, nel sud-ovest della capitale, camminare lungo il fiume e sorprendere una foca stesa sulla sabbia che si scalda al pallido sole inglese.
Da qualche mese sul tamigi è sempre più frequente assistere a scene come queste: foche grigie, foche comuni, delfini dal naso a collo di bottiglia e focene (delfinidi, ma più piccoli) non disdegnano una capatina nella City; perfino cavallucci marini e globicefali, un tipo di balene, sono stati avvistati nell’estuario. I giornali inglesi non hanno dubbi: il fiume è più pulito grazie agli impianti di depurazione e a una più efficiente rete fognaria, e i cetacei, che in passato lo visitavano in cerca di cibo, sono tornati. Per oltre 200 anni le fabbriche sorte durante la rivoluzione industriale avevano scaricato i loro veleni nel fiume, diventato una fogna a cielo aperto. Tutta la città puzzava in modo infernale.
Gli scienziati ora si chiedono cosa spinga gli animali a risalire il tamigi, quanto tempo vi spendano e di cosa si nutrano. La Zoological Society di Londra ha messo in piedi una spedizione di esperti per raccogliere informazioni sulle abitudini di questi animali. Lo studio chiarirà anche l’impatto degli esseri umani su foche e delfini, e in base ai risultati si deciderà se costruire migliaia di case alla periferia est.
La notizia è che un pescatore inglese ha dichiarato al quotidiano The Independent che finalmente, dopo settant’anni, è riuscito a catturare una trota da un ponte londinese.