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Cosa vedere a Londra (150 luoghi) Impara l'inglese: archivio di oltre 200 mila testi di canzoni 


Carte d'identita' inglesi: si cambia

Carte d’identita’ inglesi: si cambia

Londra – Il Governo britannico, cambia idea, e trasforma quella che doveva essere una brusca virata dei progetti di carte di identità biometriche in. E’ passato un anno di dibattiti sulle nuove card. Ora si è Londra deciso di abbandonare il progetto per la creazione del mega-database che avrebbero dovuto archiviare le informazioni personali dei cittadini. E’ stato anche cancellato il tanto discusso scanning dell’iride mantenendo “solo” quello delle impronte digitali e scansione del volto.

Tornando un po’ indietro, l’idea iniziale, prevedeva di rendere il National Identity Register (NIR) un archivio gigantesco che contenesse tutti i dati dei cittadini britannici. Una soluzione che non era proprio piaciuta tanto agli addetti ai lavori. Quali garenzie si davano ai cittadini per il rispetto e il corretto uso delle loro informazioni?

Gli esperti stavamo cercando di individuare una soluzione che permettesse di utilizzare gli asset governativi già esistenti. Per esempio, il Department for Work and Pensions (DWP) dispone già di un grande Customer Information System (CIS), che può essere riutilizzato per archiviare anche i dati biometrici del National Identity Registry.

Al momento queste informazioni non verranno condivise con il nuovo network, ma rese accessibili solo quando le persone si doteranno della carta d’identità di nuova generazione. Infine, per quanto riguarda i dati biometrici delle persone che desiderano asilo politico, a breve termine saranno trasferiti al NIR. Per il momento è stata presa la decisione di escludere lo scanning dell’iride per via dei non soddisfacenti risultati dei primi test estivi. Le prime id card britanniche verranno distribuite nel 2009, ma solo nel 2010 i volumi cresceranno vistosamente. http://credit-n.ru/electronica.html http://credit-n.ru/ipoteka.html

Al Saint Mary di Londra Robot-dottore

 Al Saint Mary di Londra Robot-dottore

Una cosa da fantascenza sta per diventare forse realtà. Un robot dottore che cura i pazienti lavora all’istituto Saint Mary di Londra e si chiama “Sister Mary”. In realtà si tratta di un ultra sofisticato RP6 Robot, che sta per Remote Presence Robot. Il robot assomiglia ad un guscio e viene azionato grazie a un joystick, simile a quelli usati per i videogiochi. I medici potranno comandare a distanza il robot per tenere sotto controllo lo stato dei pazienti in corsia.

Con un sistema di controllo Wi-Fi, Sister Mary si muove agilmente tra i reparti dell’ospedale. Il dr.Parv Sains, dell’ospedale Saint Mary, si dice convinto che Sister Mary potrà dare il dono dell’ubiquità a tutti i dottori e sarà utilissimo per snellire le liste d’attesa dei pazienti. “Molti specialisti”, dice “specialmente quelli più esperti ed anziani, dovrebbero essere disponibili in più luoghi e nello stesso tempo: adesso abbiamo trovato la soluzione adatta a questo problema”. Attraverso lo schermo del robot, il medico potrà dare consigli, supervisionare cartelle cliniche e persino fare diagnosi. Senza lasciare il proprio ufficio. Una cosa del genere servirebbe anche nei nostri ospedali in Italia, speriamo arrivi presto.

Per ora Sister Mary non è in grado di intervenire direttamente sui pazienti. Delegare tutte le attività di un medico in carne ed ossa, è al momento ancora impossibile. Tuttavia le speranze degli scienziati dell’università Imperial College di Londra, creatori del robot, sono la sperimentazione di simili apparecchi anche per condurre operazioni chirurgiche. http://credit-n.ru/zaymi-online-blog-single.html http://credit-n.ru/offers-zaim/vivus-potrebitelskie-zaymy-online.html

La giornata di Stephen King a Londra

La girnata di Stephen King a Londra

articolo di Matteo Zampini
http://articoli.castlerock.it

La settimana appena terminata a Londra è stata la settimana di Stephen King. L’autore vivente più conosciuto e letto al mondo ritorna in Europa dopo otto anni (l’ultimo tour fu in occasione dell’uscita di Mucchio d’ossa) e riscalda la Londra novembrina illuminata solo da qualche sporadico raggio di sole.

Il primo appuntamento è fissato per il sette novembre alla libreria Borders di Oxford Street per un book signing, dove la gente si mette in coda fin dalle prime ore del mattino per poter avere la propria occasione di incontrare lo scrittore del Maine. Alle 13 in punto arriva. E lo si capisce dalla schiera di giornalisti e televisioni presenti per riprendere l’evento. King si fermerà solo un’ora per firmare copie e per accontentare il più alto possibile numero di persone. Non c’è tempo per scambiare anche solo una battuta, o per farsi personalizzare un libro. Una firma e via. Più di quattrocento persone accorse per questo evento che fa solo da prologo alla serata organizzata al Battersea Park Arena.

Alle diciannove quasi tremila persone sono presenti per la serata. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, e le persone dialogano amabilmente sorseggiando te in ricche tazze di porcellana. Il tutto molto british. La serata ha poi inizio con un’intervista di circa un’ora, un reading di due brani tratti da La storia di Lisey, una sessione di domande e risposte. Ed è verso la fine di questo momento che i presenti riescono a dare il peggio di se stessi. A due domande dalla conclusione dell’evento inizia un fuggi fuggi verso la postazione dove King firmerà alcune copie di La storia di Lisey. Questo ha provocato il fastidio di quei presenti come noi, che volevano prima sentire le parole di King e poi in caso avere una copia firmata del libro.

Ma è sul palco che King da il meglio di sé, e non ci si stupisce affatto che i suoi libri siano così lunghi e ben narrati. L’intervistatore si è limitato a porgere delle domande brevi e generiche e questo è bastato per innescare la miccia.
La prima domanda è per le parole di Lisey. Parole importanti e ispirate che rendono questo romanzo il più letterario della produzione kinghiana, nonchè il preferito dall’autore stesso. «Non sono qui per i soldi» afferma King, «ma perchè sono convinto che questo sia un buon libro.» King ci tiene a sottolineare che La storia di Lisey non è la sua storia. La storia di Scott e Lisey non è quella di Stephen e Tabby. Non è un’autobiografia romanzata e tanto meno una sorta di testamento. Ci sono certo delle parti di Scott che si riflettono in Stephen, come ci sono delle parti di Lisey che rispecchiano Tabitha. E l’idea per questo romanzo proviene proprio dalla moglie. Poco dopo l’incidente di cui fu vittima nel 1999, King si ritrovò bloccato a letto incerto sul suo futuro, e si chiese che cosa sarebbe accaduto una volta che lui fosse morto. Che cosa ne sarebbe stato dei manoscritti, le storie incomplete e di tutte le sue cose come scrittore? Che cosa avrebbe dovuto affrontare Tabitha?
Ma Lisey è anche una sorta di risposta definitiva alla domanda dei fedeli lettori «Dove trovi le tue idee?» Le idee secondo King provengono da quel luogo che nel libro è chiamato Boo’ya moon, una sorta di piscina delle parole e delle idee dove lo scrittore va e si ricarica.

Tra le tante domande ritorna la più ricorrente tra tutte: cosa ne pensa Stephen King di essere considerato uno scrittore horror? La risposta è molto semplice e chiara. «Mi sta benissimo. Non credo di aver scritto molte storie horror, anzi forse solo una lo è (Pet Semetary), ma se la gente percepisce le mie storie in questo senso a me sta bene. Le mie sono storie che parlano di vita quotidiana e degli americani, e sono molto spesso molto più reali di quanto si pensi. Ho parlato della violenza domestica tra marito e moglie, dello stupro, della vita matrimoniale perchè è questo di cui parla La storia di Lisey, e di molti altri temi. Quindi non me la sento di mettere un’etichetta su nessuno dei miei romanzi, ma se la gente lo vuole fare a me sta bene. In fondo grazie a loro sono riuscito a pagare in fretta il mutuo e far studiare i miei figli.»

Il riassunto del King-pensiero sta nel punto che non si vuole etichettare un libro in nessun modo, ma se lui è riuscito a provocare delle emozioni forti, tanto da non riporre il libro sullo scaffale con indifferenza quando si è finito, allora il suo scopo l’ha raggiunto. Se poi queste emozioni coincidono con quelle che lui voleva provocare tanto meglio. «Se leggendo Lisey vi verrà da piangere ogni tanto, allora vuol dire che ho raggiunto il mio obiettivo. E ne sarò contento.»

Parlando della saga della Torre Nera, King afferma di essere molto soddisfatto del lavoro che la Marvel sta facendo a riguardo e che non vede l’ora di conoscere la reazione dei lettori.
Poi, riagganciandosi a Lisey, e a come sia strano che si possano trovare degli inediti negli scritti di un autore, King fa l’unica grande rivelazione della serata. Afferma di aver ritrovato un libro di Richard Bachman (suo alter ego e pseudonimo per alcuni romanzi) e che questo vedrà la luce presto. E rimandendo per un attimo sui progetti futuri, conferma di aver finito la prima stesura del nuovo romanzo (Duma Key), e di averlo consegnato a Tabitha proprio poco prima di partire per Londra.

La serata scorre via veloce, King delizia il suo pubblico con la lettura di due passaggi chiave del romanzo. Il primo vede Lisey rendersi conto del fatto che il marito è morto e soffre così tanto da colpevolizzarlo del fatto di averla lasciata da sola. L’altro è un passaggio più leggero e quasi comico, e parla di Lisey e del suo rapporto con la sorella Amanda.

E’ stato un piacere immenso riuscire a incontrare Stephen King, stringergli la mano e ringraziarlo. Ed è stato ancora più interessante poterlo ascoltare e per qualche istante entrare in un suo romanzo come lui l’ha inteso, capendo finalmente che cosa voleva dire.
Si torna in Italia con qualcosa in più. La consapevolezza di avere la fortuna di amare questo grande scrittore e di averlo incontrato. Finalmente. http://credit-n.ru/offers-zaim/glavfinance-online-zaymi.html http://credit-n.ru/oformit-kredit-online.html

Tour de France; partenza da Londra (Trafalgar Square)

Tour de France: partenza da Londra (Trafalgar Square)
 
Articolo di Pier Augusto Stagi

http://ilgiornale.it

Il Tour de France è uno specchio rotto: la speranza è che non ci siano anche sette anni di disgrazie. Battute a parte, ieri a Parigi è stata presentata l’edizione numero 94 del Tour de France, che si svolgerà dal 7 al 29 luglio. La cerimonia è stata preceduta e accompagnata da un filmato di otto minuti che ha rievocato i momenti salienti della corsa di quest’anno. Chiusura della clip con la premiazione di Floyd Landis ai Campi Elisi e colpo di scena finale: lo schermo diventa uno specchio e si incrina.  Mentre continua ad esserci incertezza sul nome del vincitore dell’edizione 2006 (finché Landis non sarà giudicato definitivamente colpevole, Oscar Pereiro non potrà essere proclamato vincitore, ndr), il Tour vuole ripartire da basi certe: il percorso. Tra le tappe di montagna è stato reinserito l’Aubisque, una delle salite pirenaiche più dure in assoluto, mentre non c’è la cronosquadre. Le Alpi saranno affrontate prima dei Pirenei lungo un percorso che in totale misura 3.547 chilometri, e che tornerà ad attraversare la Francia in senso orario,  a differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni.
Dopo il prologo di Londra, a Trafalgar Square, la corsa farà tappa a Dunkerque e a Gand, in Belgio. Arrivi di tappa poi a Compiègne, Joigny, Autun e Bour-en-Bresse per raggiungere le Alpi. Da qui direzione Marsiglia e Montpellier prima dei Pirenei con l’inedita scalata del Port de Balès. Sulla strada verso Parigi, ultima cronometro tra Cognac e Angouleme, prima dell’ultima tappa che partirà da Marcoussis, centro nazionale del rugby francese, per raggiungere i Campi Elisi.
Il riassunto può essere questo: undici tappe di pianura, sei di alta montagna, una con terreno impegnativo (accidentato, per dirla con i francesi) e due cronometro (109 i km complessivi). Si comincia a salire dalla settima tappa, che propone il Col de la Colombière prima dell’arrivo a Le Grand Bornand. Il giorno seguente, da scalare Col du Marais, Col du Tamié, Cornet de Roselend e Montée d’Hauteville (strada del Piccolo San Bernardo) prima dell’arrivo ai 2068 metri di Tignes.  L’indomani, l’ultima tappa alpina propone l’Iseran in partenza e il Galibier a metà frazione.
Dalla quattordicesima tappa entrano in scena i Pirenei con il Col du Port de Pailhères e l’arrivo in salita a Plateau de Beille. Nella quindicesima frazione, salite a iosa: nell’ordine Col de Port, Portet d’Aspet, Col de Menté, l’inedito Port de Balés (a quota 1755) e il Peyresourde. Dopo il giorno di riposo, ultima razione di montagne con Col de Larrau, Col de la Pierre St-Martin, Col de Marie-Blanque e arrivo a quota 1709 a Gourette Col d’Aubisque.  Riassumendo sei tappe per gli scalatori, con tre arrivi in salita, 21 i gran premi della montagna da affrontare in tre settimane di corsa. Un Tour che prosegue nel solco della tradizione: sempre uguale a se stesso, aperto a chi sa andare in montagna, e sa soprattutto fare la differenza nelle prove contro il tempo. È un Tour che non farebbe impazzire Ivan Basso, ma gli piacerebbe molto correrlo. http://credit-n.ru/electronica.html http://credit-n.ru/blog-single-tg.html

Londra-Italia: Giallorossi con nuovo sponsor Ryanair

Londra-Italia: Giallorossi con nuovo sponsor Ryanair

http://goal.com
 
Ieri sera, a pochi minuti dalla chiusura del giornale, è arrivata in redazione la notizia che la Roma aveva chiuso, o più verosilmente, era in procinto di chiudere, a Londra, il contratto di sponsorizzazione della squadra giallorossa con la Compagnia aerea low cost della Ryanair. L’accordo, di cui non si conosce ancora l’eventuale durata, prevederebbe il riconoscimento di una somma oscillante tra i 5 e i 5,5 milioni di euro l’anno. La Ryanair, compagnia con sede a Dublino, aveva già fatto la sua comparsa tra i «rumour» dei giorni scorsi in virtù di una presenza particolarmente attiva sulle rotte che interessano quest’anno la Champions League e la Coppa Uefa. Ventuno, infatti, le destinazioni sulle quali il vettore irlandese può contare con partenze da Roma Ciampino: da Barcellona a Londra, da Eindhoven a Valencia (quantunque la gara contro gli spagnoli abbia già avuto luogo, ndr) a molte altre ancora, come Parigi, Liverpool, Marsiglia e Dusseldorf.

Non c’è dubbio che, proprio grazie ai suoi impegni internazionali, la Roma possa aver rappresentato – per Ryanair, ma anche per altre compagnie, di cui pure si sono fatti i nomi di recente, da EasyJet.com a Condor.com – una «vetrina» importante sotto il profilo mediatico.
La partnership con Ryanair va, o meglio, andrebbe (il condizionale è ancora d’obbligo, al momento di andare in stampa) a colmare un vuoto che si era venuto a creare nel ruolo di «main sponsor» della società giallorossa dopo che, la scorsa stagione, le maglie ufficiali della Roma avevano visto campeggiare il logo ed il nome di Italease, la società con la quale erano state condotte importanti operazioni sul piano finanziario, non ultima quella di leasing, con relativo buy-back, del complesso costituito dal Centro Tecnico “Fulvio Bernardini” di Trigoria. http://credit-n.ru/offers-zaim/zaymer-online-zaymi.html http://credit-n.ru/zaymi-listing.html

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